Champions, l’Inter ce la può fare? Le semifinaliste ai raggi X

Dopo il trionfo col Bayern, l'Inter dovrà vedersela con avversarie estremamente competitive per alzare la coppa dalle grandi orecchie. Vediamo come Barcellona, Psg e Arsenal si presentano alle semifinali

Champions, l’Inter ce la può fare? Le semifinaliste ai raggi X

L’incipit ricorda quello di una barzelletta: c’era un italiano, uno spagnolo, un francese e un inglese. Stavolta, però, non sono al bar ma impegnati a contendersi il trofeo più ambito da tutti i club di calcio, la mitica coppa dalle grandi orecchie. Dopo la gara epica al Meazza, l’Inter torna a far parte delle quattro migliori d’Europa, inseguendo un traguardo che nemmeno i più ottimisti sognavano ad inizio stagione: ripetere il mitico triplete del 2010.

Oggi come allora, tra l’undici di Inzaghi e la finalissima dell’Allianz Arena ci sarà il Barcellona ma il campo delle contendenti è forse ancora più impressionante di quello affrontato 15 anni fa dalla compagine di José Mourinho. Vediamo quindi le tre avversarie dei nerazzurri, il loro momento di forma, i punti di forza e quanto forte sia la loro candidatura per il trionfo finale in questa emozionante Champions League.

Barcellona, tanti talenti ma la difesa…

Il nome basta per far rabbrividire ogni avversario ma gli azulgrana non sono più quelli mirabolanti dell’era Messi, guidati da grandi tecnici come Guardiola e Vilanova. In realtà, dopo l’ultima vittoria nel 2015 con l’ex Roma Luis Enrique, il congiunto culé è entrato in un periodo piuttosto buio. Dall’addio del tecnico asturiano, il Barça ha vinto “solo” tre titoli di Liga e tre Supercoppe di Spagna, passando da una delusione all’altra in Champions. Particolarmente dolorosa l’uscita ai quarti dell’anno scorso contro il Paris Saint-Germain guidato proprio da Luis Enrique. La costosa ristrutturazione del Camp Nou, i mille problemi finanziari legati al rispetto delle regole di bilancio della Liga sembravano aver condannato i catalani all’ennesima stagione deludente. La prima stagione del tecnico tedesco Hansi Flick, invece, ha convinto anche i critici più feroci: il Barça gioca benissimo, è aggressivo, coraggioso e può affidarsi a due talenti assoluti sulle fasce come Raphinha e il giovanissimo Lamine Yamal per demolire ogni difesa avversaria.

Borussia Dortmund Barcellona Yamal

Ragionevole, quindi, che nella capitale catalana si sogni di alzare al cielo la sesta Champions ma non è tutto oro quel che luccica. Basti guardare il festival del gol all’Estadio da Luz contro il Benfica per capire come non tutto funzioni nell’undici di Flick. Il Barça segna sempre, comunque, in ogni condizione ma la difesa lascia molto a desiderare, come dimostrato anche al Signal-Iduna Park, dove l’ex Juve Szczesny ha raccolto il pallone in fondo al sacco tre volte. A loro favore il fatto che la crisi del Real gli ha praticamente consegnato il titolo di Liga, consentendogli di dedicare ogni energia alla doppia sfida contro l’Inter ma il 4-2-3-1 di Flick, con la difesa altissima ed il fuorigioco sistematico apre il fianco ai contropiedi degli avversari, specialità preferita dall’undici di Inzaghi. Flick ha da farsi perdonare il disastro con la Germania ed ha catechizzato a dovere i suoi, un gruppo coeso, mai domo ma pieno di giovani con poca esperienza internazionale. D’altro canto, però, due avanti del Barça hanno segnato più di sei reti in una stagione di Champions: non succedeva dal 2016 con Suarez e Messi. Con gente come Raphinha e Lewandowski in campo, la difesa dell’Inter non dovrà sbagliare niente.

Psg, stavolta potrebbe farcela

Per i Rouge-et-bleu vincere la Champions League è ormai un’ossessione più che decennale. La proprietà qatariota ha investito somme gigantesche per vincere il trofeo più ambito, riuscendo sempre a fallire. Il Psg dei campioni strapagati era diventato la bestia nera degli amanti del calcio di una volta, che salutavano ogni sua sconfitta con gioia. Stavolta, però, le cose potrebbero andare in maniera diversa. Paradossalmente aver perso un campionissimo come Kylian Mbappé ha trasformato l’undici di Luis Enrique in una squadra molto più coesa e compatta, capace di eliminare in rapida successione Liverpool e Aston Villa. L’obiettivo è sempre lo stesso: fare meglio del 2020, quando a Lisbona il Psg venne battuto dal Bayern Monaco in finale ma il cammino non è stato semplice. I parigini erano partiti male nella fase a gironi, venendo sconfitti al Parco dei Principi dall’Atlético Madrid di Simeone dopo aver sprecato una serie incredibile di occasioni da gol. Il problema non è del tutto superato ma l’ex tecnico romanista ha trovato un Donnarumma che si trasforma quando affronta squadre inglesi: dopo i due rigori parati contro il Liverpool, il portiere azzurro è stato determinante anche al Villa Park.

Aston Villa PSG Donnarumma Rashford

Il Psg arriva all’incrocio con l’Arsenal con in tasca l’ennesimo titolo di Ligue 1 in tasca ed arriva come la squadra più in forma d’Europa, specialmente dopo la vittoria ai rigori ad Anfield. L’undici di Luis Enrique è versatile come pochi altri e si affida a centrocampisti solidi e creativi come l’ex interista Hakimi e una difesa sorretta dalla coppia Marquinhos-Nuno Mendes. Il cratere lasciato in avanti dall’addio di Mbappé non è stato ancora del tutto ricoperto ma i parigini possono contare sul contributo di centrocampisti col vizio del gol come Vitinha, cuore e anima della mediana rossoblu. Occhio, poi, all’ex Napoli Fabian Ruiz, capace sempre di sbloccare le situazioni più rognose con una giocata delle sue ma il nemico pubblico numero uno dei Gunners sarà il ritrovato Kvaratskhelia, sbloccato dopo qualche mese di appannamento. Saranno le sue invenzioni a consentire ad avanti come Barcola, Dembélé e Gonçalo Ramos di convertire in gol la gran mole di gioco dei parigini. Contro il Brest, furono sette i giocatori a gonfiare la rete: non era mai successo prima in Champions. La cooperativa del gol, stavolta, potrebbe arrivare fino in fondo.

Arsenal, ora o mai più

A parte la storica rivalità con il Tottenham, la storia dell’Arsenal sembra avere un fil rouge: le delusioni in Champions. La squadra del nord di Londra insegue la gloria continentale da una vita ma, a parte la vittoria in Coppa delle Coppe contro il Parma nel 1994, i Gunners hanno sempre masticato amaro. I fedelissimi dell’Arsenal ricordano ancora con orrore la finalissima del 2006 contro il Barcellona, quando Eto’o e Belletti affossarono l’undici di Wenger, arrivato imbattuto allo Stade de France. Dopo l’eliminazione ai quarti contro il Bayern dell’anno scorso, ben pochi avrebbero scommesso su una vittoria contro il Real Madrid di Carlo Ancelotti ma la banda di Mikel Arteta ha umiliato le Merengues, battendoli sia all’Emirates che al Santiago Bernabeu. I londinesi avevano fatto una fase a gironi perfetta, a parte il tonfo al Meazza contro l’Inter per poi travolgere il malcapitato Psv negli ottavi ed approdare alle semifinali per la prima volta dal lontano 2009. A soffrirne, inevitabilmente, è stata la forma in campionato, dove l’Arsenal è a ben 13 punti dalla capolista Liverpool ma la cosa non sembra preoccupare più di tanto. Dopo aver demolito la corazzata Real Madrid, fermare l’Arsenal non sarà semplice per nessuno.

Real Madrid Arsenal Arteta

Il protagonista è chiaramente il tecnico basco, che è riuscito a trasformare le lezioni di Wenger e Guardiola in uno stile di calcio particolare ma estremamente efficace. Le sue squadre si basano su un mix di possesso, ritmo e creatività in avanti, contando su una catena di destra micidiale composta da White, Saka e Martin Odegaard ma anche sulla seconda migliore difesa della Champions, cosa davvero inusuale per una squadra inglese. Pur senza avere in squadra super-campioni, l’Arsenal è forse la squadra più equilibrata tra le semifinaliste, senza punti deboli importanti. A complicare non poco l’incrocio con il Psg, però, saranno i tanti infortuni che hanno privato Arteta di pezzi da novanta come Gabriel Jesus, Havertz e l’azzurro Jorginho. Le ultime da Londra raccontano di un rientro imminente dell’ex Bologna Calafiori, il cui contributo è stato importantissimo nel corso della stagione ma, in caso di ulteriori infortuni, le alternative sono davvero ridotte al lumicino.

Eppure, per ora, le contromisure adottate da Arteta funzionano: a parte il pesantissimo 7-1 al Philips Stadion, record per una trasferta di Champions, segnare 5 reti in due partite al Real di Ancelotti non è da tutti. L’occasione è davvero ghiotta: vedremo se l’Arsenal saprà finalmente sfatare la maledizione della Champions.

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