Ancora oggi paghiamo il conto per Italia '90

Nel bilancio di previsione di Palazzo Chigi, del 2011, una voce faceva riferimento ai mutui accesi con una legge del 1987 per costruire gli stadi del mondiale di calcio Italia 1990: 55 milioni di euro, 60 milioni l'anno prima. Il Delle Alpi di Torino, costato 226 miliardi di lire, dopo neanche 20 anni fu raso al suolo

Ancora oggi paghiamo il conto per Italia '90

L'esempio più eclatante dello spreco di denaro pubblico, legato ai Mondiali di calcio del 1990, è lo stadio Delle Alpi di Torino: 69.041 posti a sedere, tre anelli, una pista di atletica, molto contestata perché allontanava troppo il pubblico dai giocatori. Vi si giocarono cinque partite dei mondiali, compresa la semifinale Germania-Inghilterra. Nel 2008 partì la demolizione dell'impianto e su quel terreno, dopo due anni e mezzo, ha visto la luce il nuovo stadio di proprietà della Juventus (41mila posti, senza pista di atletica). Si calcola che per il Delle Alpi si spesero circa 226 miliardi di lire, tra impianto e opere connesse. E' solo un esempio dei soldi pubblici gettati al vento. E lo Stato ancora oggi continua a pagare il conto.

Ancora oggi paghiamo per Italia '90

Nel bilancio di previsione 2011 di Palazzo Chigi c'era un capitolo sui mutui accesi con la legge 65 del 1987, quella che diede il via alla costruzione degli stadi per Italia '90: 55 milioni di euro (leggi l'articolo di Gian Maria De Francesco sul Giornale). L'anno prima erano 60 quelli messi in bilancio. In totale per gli stadi lo Stato spese 1.248 miliardi di lire, molto di più - ovviamente - di quanto preventivato all'inizio: l'incremento dei costi rispetto al preventivo è stato calcolato nell'84%.

Il problema non erano solo gli stadi (quelli nuovi e quelli restaurati). Basti pensare alle clamorose opere incompiute, come l'enorme albergo a Ponte Lambro, Milano, iniziato e mai terminato. Ed è solo uno degli esempi più clamorosi di soldi buttati al vento. Oppure la stazione ferroviaria romana di Farneto, di cui si sono occupati molti servizi in tv: costò 15 miliardi di lire e fu utilizzata solo quattro giorni.

Ora, è vero che gli investimenti - specie se intelligenti - servono a migliorare le infrastrutture del Paese, a far girare l'economia e, prima di tutto, a organizzare un grande evento con un ritorno non solo d'immagine ma, ovviamente, anche economico.

Però, in un periodo difficile come questo, in cui si chiedono sacrifici a tutti, indebitarsi ulteriormente per organizzare l'Olimpiade del 2020 non sarebbe stata, forse, la scelta più oculata. Finiamo prima di pagare i conti di Italia '90, poi ne riparleremo...

 

 

 

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