Anna Mazzamauro, un fantasma con troppo humor

Giovanni Antonucci

Neil Simon è, in questa stagione, con tre commedie l'autore straniero più rappresentato sui nostri palcoscenici. I suoi testi risultano sempre campioni d'incasso, caratterizzati come sono da un dialogo ricco di battute e da una concezione agrodolce della vita. Fantasma d'amore, in scena al Teatro Manzoni di Roma e in tournée, è una pièce mai rappresentata in Italia e in Europa, forse perché ritenuta un'opera minore. Punta, infatti, più sul patetico che sull'umoristico, sfruttando un tema caro al teatro e al cinema americano: il dialogo con i fantasmi. Qui è la scrittrice Rose, in crisi creativa e esistenziale, a vivere un rapporto con il fantasma del suo defunto compagno, lo scrittore Walsh. È proprio lui a volerla salvare, consegnandole un libro incompiuto che lei dovrà completare con l'aiuto del giovane e affascinante autore Clancy. Ma quando quest'ultimo si rivela un interlocutore difficile e Rose lo mette alla porta, il fantasma di Walsh decide di scomparire. La donna entra di nuovo in una crisi che il conforto della sua assistente Arlene non riesce a risolvere. Alla fine, però, scopriamo che Arlene è sua figlia, che sposerà Clancy e che Rose, morendo, si ricongiungerà felicemente a Welsh nel paese dei fantasmi.

La regia di Pino Strabioli è garbata e attenta ma non sempre riesce a neutralizzare le intemperanze comiche di Anna Mazzamauro. Simpatico fantasma è Michele Gammino, graziosa e sensibile l'Arlene di Beatrice Presen, bene in parte Roberto Madison.

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