Caro Mario cambia strada, l'altro Mario non basta

Il risanamento finanziario deve essere accompagnato da una politaca della crescita, non da manovre recessive

Caro Mario (Monti), l’altro Mario (Draghi) non basta. Devi fare la tua par­te. Questo è ciò va detto al nostro pre­mier, dopo due frenetiche giornate in cui le Borse e i mercati finanziari hanno subìto una altalena, con un risultato fina­le molto favorevole nelle quotazioni, 455 lo spread e +2,9% la Borsa di Milano. Infatti se si analizzano le cause e i limiti di questi risultati se ne desume che ciò non esonera il governo da un mutamen­to di rotta. La discesa di novanta punti in 24 ore dello spread sui nostri titoli da 545 a 455 e dei bonos spagnoli a 535, dipende dal fatto che Draghi giovedì ha dichiara­to che la Bce è pronta a fare tutto il possi­bile per difendere l’euro, che la perma­nenza in esso dei vari Stati è irreversibile e che ciò che può fare la Bce è realmente moltissimo.
Fra questi azioni c’è anche l’acquisto diretto di titoli pubblici da parte della Bce sul mercato secondario. Essa lo può fare,a termini di statuto,anche a prescin­dere dall’obbiettivo di salvare l'euro,
per­ché i tassi elevati sul debito pubblico fan­no salire i tassi bancari. E ciò vanifica gli effetti che la riduzione del tasso della Bce dovrebbe avere sul mercato finanzia­rio, costringendola ad abbassarlo in mo­do eccessivo, senza peraltro ottenere l’obbiettivo monetario desiderato.La di­chiarazione di Draghi hanno generato entusiasmo.
Ma venerdì, in apertura, mentre le bor­se salivano e le banche ritiravano quote
di giacenze liquide di denaro presso la Bce per apprestarsi a investirle, lo spread sui titoli italiani e spagnoli è tor­nato in alto. Poco dopo si è capito il per­ché: la Bundesbank, azionista principa­le (anche se non maggioritaria) della Bce ha dichiarato che è contraria all’ac­quisto da parte di questa di titoli pubbli­ci, perché ciò mescola la sua azione di po­litica monetaria, che giustificherebbe questa mossa, con compiti di politica fi­scale (finanziare i debiti pubblici degli Stati membri) che le sono preclusi. In se­guito un portavoce del governo tedesco ha detto che rispetta l’autonomia della Bce: in sostanza se il suo direttivo vota per la linea Draghi, esso rispetta la deci­sione, anche se la Bundesbank è contra­ria.
Ecco perchè lo spread è poi sceso. Un po’ dopo il ministro tedesco Schauble ha detto che considera con favore la linea di Draghi, nel quadro politico complessi­vo. Altra discesa dello spread. Però Schauble ha aggiunto che i singoli gover­ni debbono fare la loro parte. E quanto al­la possibilità che l’Esm, il meccanismo di stabilizzazione finanziaria acquisti sul mercato secondario titoli dei debito di stati con spread anomali, agendo da
scudo, contro tali anomalie, il portavoce di Berlino ha dichiarato che i governi che vogliono tali interventi debbono fare do­manda scritta. Così il governo spagnolo si è affrettato a dire che non intende avva­lersi di questo scudo. Infatti chi annun­cia di volervi fare richiesta genera subito il rialzo dello spread sui suoi titoli, per­ché fa capire che fa fatica a finanziarsi.
Tutto ciò, dunque, mi porta a dire: Ca­ro Mario, quel che intende fare l’altro Ma­rio non ti esonera dal fare la parte che ti compete. Essa consiste: a) nel fare una politica della crescita, anziché di reces­sione, per rendere credibile il piano di ri­sanamento finanziario da qui al 2015, presentato dal governo; e b) modificare profondamente la riforma del mercato del lavoro per renderlo flessibile, me­diante i contratti decentrati (aziendali) orientati alla produttività.

Ciò per accre­scere la competitività della nostra econo­mia e dare un nuovo impulso al nostro commercio estero, con effetto positivo sul Pil, sulla occupazione e sulla bilancia dei pagamenti.

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