“Normalizzazione della violenza”. Elena Cecchettin contro il padre di Turetta

Dopo la divulgazione delle parole del padre di Turetta durante un incontro in carcere, Elena Cecchettin ha rilasciato una nota sui social

Elena Cecchettin, "La vita in diretta"
Elena Cecchettin, "La vita in diretta"
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Continuano a far discutere le dichiarazioni di Nicola Turetta, padre di Filippo, che in carcere dal figlio durante un colloquio privato ha pronunciato dichiarazioni quanto meno discutibili. Il ragazzo, poco più che ventenne, è in carcere per aver ucciso la fidanzata Giulia Cecchettin. "Va beh, hai fatto qualcosa, però non sei un mafioso, non sei uno che ammazza le persone, hai avuto un momento di debolezza", sono le parole del padre lo scorso 3 dicembre, poco dopo l'arrivo del ragazzo nel carcere di Verona dopo l'arresto in Germania. Queste parole sono state commentate da Elena Cecchettin, sorella di Giulia, che ha usato le parole di Nicola Turetta per un manifesto femminista.

"Non credo di aver molto da aggiungere alle parole che ho detto a novembre. Di mostri non ce ne sono, c'è però una normalizzazione sistematica della violenza, e in quanto sistematica dipende dalla nostra società, dipende da tutti", ha detto Giulia Cecchettin. "Non sono sorpresa da certe notizie, assolutamente. E quindi ribadisco il concetto. La liberazione dalla violenza patriarcale parte dal rifiutare la violenza contro le donne e contro le minoranze, rifiutare ogni giustificazione, perché non c'è mai una giustificazione per l'oppressione", ha proseguito. Quindi, nel suo messaggio affidato ai social, ha concluso: "Bisogna smettere di tacere davanti alla normalizzazione del femminicidio, continuiamo a fare rumore, a rompere questo silenzio omertoso. Per Giulia, e per tutti gli altri 'duecento' femminicidi, perché nessuna vittima deve rimanere solo una statistica".

Ma al centro delle polemiche c'è anche la diffusione dell'audio, che non sarebbe dovuto essere reso pubblico in quanto il colloquio era protetto e privato. "Quanto accaduto è scandaloso. Ignoriamo il motivo per cui quelle intercettazioni dei colloqui in carcere di Turetta con i genitori siano state disposte ma certamente i dialoghi pubblicati non hanno alcun contenuto probatorio", ha dichiarato il presidente dell'Unione delle Camere penali italiane.

"Quello che dovrebbe essere un residuale mezzo di ricerca della prova sottoposto a regole stringenti di utilizzo e di pubblicazione è divenuta nel nostro Paese una sonda incontrollabile da calare ovunque e dalla quale trarre giudizi moralistici e riprovazione sociale", ha aggiunto.

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