Arianna Podestà: "Vi racconto papà Guido"

La figlia del candidato Pdl in Provincia lo segue in campagna elettorale: "E' troppo buono, sono fiera di lui: non merita gli insulti del rivale"

Arianna Podestà: "Vi racconto papà Guido"

Per Arianna si è fatto Strasburgo-Londra in cinque-tappe-cinque. «Aereo, treno, poi un cambio, ancora un treno e pure il metrò. Viaggio di notte pur di essere lì a festeggiarmi. Quanto è rimasto? Poche ore, ma voleva trasmettermi la sua gioia. Sa, nello stesso pomeriggio doveva ripresiedere l’assemblea». Quale? Il Parlamento europeo. Ma con sé Guido Podestà quel pomeriggio riportò anche una foto: quella della figlia con tanto di «tocco» conquistato alla London School of Economics.
Be’, un papà molto presente.
«Un papà di cui vado fiera, che non hai mancato un appuntamento importante».
Neanche in questa campagna elettorale vissuta pancia a terra?
«Neppure. Anche se papà lavora tanto e da sempre».
Lei, Arianna, da due mesi lo sta accompagnando verso la presidenza della Provincia di Milano. Ha scoperto qualche difetto di papà Guido?
«Lo seguo per amore e solo per amore. Il difetto? È buono, è troppo buono. Ma ho capito che papà fa politica con etica, che la fa per gli altri. Non si merita gli insulti e il dileggio di Filippo Penati. Capisco l’attacco politico ma Penati non lo conosce. Mio papà ci ha cresciuti con la convinzione che si porta rispetto a chiunque».
Andiamo oltre il cattivo gusto e ritorniamo a Guido Podestà visto da sua figlia. Dicono che suo papà sia uno chef da stelle Michelin...
«So che quando si mette ai fornelli è una festa. La specialità? Il risotto all’amarone. Ma papà ama anche andare al supermercato».
Gira tra gli scaffali e riempie il carrello di schifezze che piacciono tanto a chi fa a pugni con la bilancia?
«Va a fare la spesa spesso e volentieri. Anche sabato scorso, prima di andare al seggio, abbiamo fatto la spesa».
Senza guardare il prezzo...
«Ho 23 anni e da quando me lo ricordo, mio papà guarda sempre l’etichetta e il costo del prodotto. No, non si tratta di “taccagneria“ bensì di dare un valore al denaro».
Dal valore ai valori. Quali sono quelli che Guido Podestà vi ha trasmesso?
«Sono quelli che il 19 marzo, festa del papà, ho messo nero su bianco in una lettera. Lui è un modello di valori: senso del dovere, lealtà, bontà, comprensione, coerenza e, soprattutto, onore».
Vabbé la lettera, ma il regalo al papà?
«Un libro di fotografie dei fari in giro per il mondo».
Vuol dire che Podestà è un globetrotter?
«Gli piace molto viaggiare e non sta mai fermo. Ma c’è un posto nel suo e nel cuore di mia mamma e dei miei fratelli: Santa Maria Maggiore, val Vigezzo, dove tra i suoi monti mi sembra un grosso grizzly».
Dunque, è già un viaggetto per la vittoria?
«Il mio regalo è stare con mia sorellina Annasole per un weekend, così da permettere a papà e mamma un viaggetto romantico. Sono innamorati come 28 anni fa, quando si conobbero, e smanettano sms su sms».


Scusi, Arianna, sa che, forse, a chi legge questa intervista sembrerà di avere a che fare con una famiglia da Mulino bianco?
«È la famiglia Podestà, papà Guido, mamma Noevia, Marco, Francesca, io e Annasole che ama la musica e il canto».
Manca solo il cane.
«È un trovatello, Alex. Impazzisce per papà. Che, davvero, in pubblico è come è a casa. Basta farsi invitare per scoprire che è tutto vero e poi c’è il suo risotto...».

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