Arrestata la testimone chiave del caso Orlandi. Sabrina Minardi, ex fidanzata del boss della banda della Magliana, Enrico De Pedis assassinato il 2 febbraio 1990 in un agguato nei pressi di Campo deFiori, martedì sera è stata presa in consegna dagli uomini della squadra mobile in esecuzione di unordinanza di custodia cautelare in carcere per cumulo pene. Il suo nome è legato anche alle indagini sul sequestro della quindicenne figlia di un dipendente del vaticano, scomparsa il 22 giugno 1983 e mai più ritrovata. Grazie alle rivelazioni fatte dalla Minardi in passato, gli inquirenti hanno identificato e iscritto nel registro degli indagati tre persone. Si tratta di Sergio Virtù, 49 anni, indicato dalla supertestimone come lautista di fiducia di Renatino De Pedis, Angelo Cassani, 49 anni, detto «Ciletto» e Gianfranco Cerboni, 47 anni, detto «Giggetto» che avrebbero avuto un ruolo attivo nel rapimento della Orlandi. La Minardi, allepoca della scomparsa della Orlandi aveva 23 anni e secondo i suoi racconti fu testimone di molte delle imprese criminali della Banda della Magliana e dei presunti collegamenti dellorganizzazione con il mondo della politica e gli ambienti vaticani di allora.
Nel 1994 venne rinviata a giudizio con laccusa di associazione per delinquere finalizzata allinduzione e allo sfruttamento aggravato della prostituzione. Nel 2008 tornò alla ribalta delle cronache per una circostanza tragica: la figlia Valentina, avuta dal matrimonio con Giordano, insieme al fidanzato Stefano Lucidi, fu protagonista dellincidente stradale in via Nomentana a Roma dove morirono due giovani. Il 18 marzo scorso, invece, era stata ascoltata in procura, per oltre due ore e alla presenza del procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e del pm Simona Maisto aveva fatto un confronto con Assunta Costantini, la donna che secondo gli inquirenti gestiva le chiavi dellappartamento di via Pignatelli, nel quartiere Monteverde, dove sarebbe stata tenuta segregata lOrlandi, almeno secondo quanto affermato in passato dalla Minardi. Ora dovrà passare sei mesi in una comunità di recupero, a fronte del cumulo di cinque condanne, per reati di varia natura, passate in giudicato. Ha usufruito, per il calcolo della pena finale, dello sconto di tre anni garantito dallindulto e nella «somma» è stato conteggiato anche il periodo trascorso dalla donna sotto custodia cautelare.
«Si tratta della esecuzione di pena ormai definitiva e non di misura cautelare, per fatti che nulla hanno a che vedere con la vicenda di Emanuela Orlandi e che, lo si ribadisce, la mia assistita sta scontando, non in carcere, ma in un luogo di cura - ha tenuto a sottolineare il difensore, Federica Pugliese -.
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