Arrivano i body guard dell’arte E anche la Gioconda viaggerà sicura

Oggi l’arte ha più bisogno di guardie del corpo che di mecenati: per alcuni è un segnale di decadenza, per altri di acquisito potere. Art Defender (capitale sociale di 5 milioni, ripartito tra Arterìa, Alleanza Toro, Fondazione di Venezia, Unione Fiduciaria Banche Popolari, Compagnia Fiduciaria Nazionale, e AXA come partner di progetto) ci sta costruendo sopra un business tanto nuovo quanto promettente. Domani presenterà il suo impianto di conservazione e restauro di Calenzano, Firenze, presso la stessa sede (via Volta 4, ore 11,30): è il primo di una serie di impianti - i prossimi a Milano, Bologna, Torino, Roma, Venezia - dove collezionisti privati, galleristi, antiquari, musei potranno conservare in sicurezza (ma senza «murarle vive») la proprie opere d’arte: «Non è mai stato creato in Europa, che io sappia, un progetto di queste dimensioni - ci dice Alvise di Canossa, presidente Art Defender - e con tali soluzioni costruttive e tecnologiche: per dire, al gallerista che vuole far vedere a un suo cliente un’opera conservata presso di noi, mettiamo a disposizione webcam ad altissima risoluzione. I 3200 metri quadrati dello spazio fiorentino, poi, ne comprendono 900 per il restauro delle opere. La collaborazione con l’Opificio delle Pietre Dure ci porta una competenza professionale di altissimo livello e la documentazione che uscirà dall’impianto di Firenze per ciascuna opera restaurata avrà un valore riconosciuto ovunque».

Tra l’altro, di Canossa sostiene la possibilità di viaggiare «in tutta sicurezza» per quadri come la Gioconda: che sia la prossima star di un’esposizione organizzata da Art Defender? Chissà: forse l’ammireremo nello spazio di Milano. Si dice che questa sede avrà innovazioni ragguardevoli - stile Basilea - sia sul versante sicurezza che su quello espositivo.

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