Aria nuova a Palermo, dopo la grande apertura della Galleria d'Arte Moderna ai grandi talenti che oggi la regione siciliana offre al panorama della pittura contemporanea. La mostra di Andrea Di Marco inaugurata nei giorni scorsi ha segnato un momento di grande svolta per lo spazio pubblico palemirmitano ma per la stessa coittà che ha visto un'altissima partecipazione di pubblico per l'inedita apertura serale della Gam. Merito certo di artisti come Di Marco, che raccoglie in modo personalissimo la grande tradizione del paesaggismo siciliano di Antonio Lojacono, ma merito anche e forse soprattutto di personalità del mondo dell'arte e della società civile che hanno creduto e investito nel progetto. Come il presidente dell'Associazione Ars Mediterranea Aldo Chiappone, o galleristi oculati come Giovanni Bonelli e Francesco Pantaleone che, in collaborazione con la Regione Siciliana e il Comune Di Palermo, oggi promuovono l'arte giovane. La prima esposizione pubblica di Di Marco - un'installazione opere inedite tra dipinti, lavori su carta, fotografie - avvia un progetto che prevede, nei prossimi tre anni, una serie di mostre dedicate ad alcuni dei più affermati artisti siciliani delle ultime generazioni. Come Fulvio Di Piazza, Francesco De Grandi o Alessandro Bazan.
"Diario o almanacco per il diletto comune" costituisce un momento significativo nella carriera di Andrea Di Marco, che figura a pieno titolo tra quegli artisti mid-career dediti specificamente al linguaggio pittorico che stanno contribuendo a scrivere la storia più attuale della pittura italiana.
Il titolo della mostra, "Diario o almanacco per il diletto comune", è la traduzione di "Taschenbuch und Almanach zum geselligen Vergnügen" opera di Wilhelm Gottlieb Becker, storico, archeologo e scrittore tedesco della seconda metà del Settecento. Il diario, considerato come una sorta di compendio dell'idea romantica di unione e rinnovamento delle arti, raccoglieva stampe, poesie, racconti. Lo spunto letterario a cui si affida Di Marco rimanda alla formula del catalogo, raccolta di immagini e parole rintracciate sul filo di suggestioni casuali, al di fuori di logiche strettamente narrative o intimiste.
L'imbattersi in frammenti da consegnare allo sguardo e al pensiero è premessa per una indagine intorno al mondo, alle cose e alla propria relazione con essi: un infaticabile lavoro di osservazione e archiviazione, finalizzato alla ricerca di una bellezza universale racchiusa nel particolare. Andrea Di Marco trasforma così in una specie di poesia crepuscolare quelle pagine di prosa collezionate giorno dopo giorno grazie all'esercizio di uno sguardo attento e commosso rivolto al reale.
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