Arte, i colori volanti del danese Pedersen

Alla galleria Lorenzelli di Milano le opere dell'esponente dei Cobra scomparso tre anni fa

Alla galleria milanese Lorenzelli Arte ha in questi giorni inaugurato la mostra dell'artista danese Carl-Henning Pedersen: una proposta originale nel panorama artistico che rappresenta l'occasione, davvero rara in Italia, di poter ammirare i lavori di questo artista, scomparso nel 2007 a novantaquattro anni, esponente di spicco del gruppo CoBrA con Jorn, Alechinsky, Appel, Corneille e Constant.
La mostra - che cade esattamente a trent'anni dalla prima personale di Pedersen allestita nella sede di via Sant'Andrea - propone una selezione di circa 50 opere di varie dimensioni: oli su tela ed acquarelli realizzati tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta.
«Che cosa mi spinge a dipingere in questo modo? Un pittore preferisce che siano i suoi quadri a dare la risposta, perché ci sono dei limiti in quel che possiamo rivelare del nostro stato d'animo. Una cosa comunque posso affermarla, ed è la sensazione stimolante che provo a trovarmi immerso nel paesaggio italico di Campriano, a sud di Siena, circondato dalle splendide colline toscane, una sensazione accresciuta dalla consapevolezza che qui, molti anni fa, vivevano gli Etruschi. La loro arte e il loro modo di considerare la vita e la morte entrano in contatto col mio modo di sentire l'arte e la vita».
Artista autodidatta, Pedersen ha sempre mostrato interesse per la pittura e la scultura medievale della tradizione nordica - che ha avuto un ruolo importante nello sviluppo di CoBrA - ed è stato egli stesso che ha capito l'importanza del collegamento del presente con il passato sviluppando un linguaggio pittorico che acquisisse in modo incredibilmente rapido un carattere originale.
La figurazione, che in alcuni esponenti del gruppo è astratta, di derivazione onirica e immaginifica, in Pedersen si concretizza in forme identificabili: l'uccello e il cavallo, l'uomo e la donna, il sole e la luna, tutti elementi messi in rapporto fra loro a "raccontare" la realtà esterna ma soprattutto segni e simboli archetipici presi dalla storia dell'arte. Riferendosi agli affreschi medievali delle chiese danesi, in un articolo sulla rivista "Helhesten", Carl-Henning Pedersen diceva di trovarvi non solo un'iconografia vicina alla sua, ma anche un dono di rappresentazione epica e di capacità di meraviglia poetica che sentiva egli stesso possedere.
Pedersen è sempre stato artista prolifico fin dagli inizi della sua carriera, ed è riuscito a suscitare grande meraviglia con i suoi intrecci di mitiche figure cosmiche e creature da sogno sia che siano state rappresentate in pittura o nei suoi mosaici; il suo simbolismo è sempre rimasto irrisolto, una "imagerie" favolistica di grande impatto visivo ed emotivo.
Le opere in mostra testimoniano come questa sua inclinazione al fiabesco si sia consolidata e rafforzata con l'uso di colori sempre più luminosi: "Sono diventato pittore quando ho scoperto la gioia di porre un colore accanto ad un altro. Da allora continuo a ricercare il segreto del colore... Voglio cogliere la luce dorata del sole e fissarla sulla tela" dichiara in suo testo poetico del 1950 riportato nel catalogo della mostra.


Certamente, dopo l'esperienza CoBrA, gli anni successivi costituiscono per Pedersen un felice e fecondo periodo: oltre alla pittura la sua produzione artistica abbraccia la scultura, la poesia e il mosaico. Le sue opere sono presenti nei maggiori musei e collezioni del mondo. Nel 1976 durante l'inaugurazione del Carl-Henning Pedersen og Else Alfelts Museum, Pedersen ha donato al museo un cospicuo numero di opere.

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