Nelle Navate di Pirelli Hangar Bicocca, fino a domenica 30 luglio 2023, dal giovedì alla domenica, 10.30/20.30, ultimo ingresso ore 19.30, la retrospettiva “Grand Bal” di Ann Veronica Janssens, una esperienza emozionante e immersiva tra arte e scienza, per partecipare con tutti i sensi tra nebbie, suoni e luci. Una mostra ideata per Milano, sculture, video, installazioni, illuminano lo spazio di archeologia industriale che solitamente è avvolto dal silenzio e dall’ombra; una selezione di lavori storici e più recenti, tra visivo e sonoro, al centro lo spettatore tra le opere e le architetture e insieme si muovono come in una danza, un “grande ballo”. Curata da Roberta Tenconi, la mostra è accompagnata da una monografia disegnata da Manuela Dechamps Otamendi e pubblicata da Pirelli HangarBicocca con Marsilio.
Dice Ann Veronica Janssens: “Uso materiali che a volte sono liquidi, a volte solidi, a volte gassosi, la mia pratica è una sorta di grande laboratorio e ho voluto condividere questa mia esperienza, portando dei lavori che sono molto vecchi e altri che sono nuovi e che qui sono messi a confronto come in un grande ballo, da qui il nome della mostra, che immagino sempre in movimento, come la luce”.
La luce è infatti la materia prima, attraversa e modifica la nebbia artificiale, i riflessi; tutto è impalpabile, senza corpo, dialogo con lo spazio che acquista energie nuove e si apre per la prima volta alla luce esterna, all’aria e ai suoni; alcune porte e finestre sul soffitto vengono sostituite da materiali trasparenti, il vento, libero di inserirsi tra le Navate muove anche le installazioni e crea suoni nuovi; forte è la relazione tra opere, spazio architettonico e pubblico; la luce e l’oscurità come il suono e i silenzi, il vuoto e la presenza, il tangibile e l’incorporeo, creano contraddizioni e ci trascinano in performance in accordo con il luogo e la sua storia; l’intera mostra è come una sola opera.
“Io lavoro sul tempo presente – ha detto l’artista ad Askanews – e sul movimento del tempo e uno dei materiali che uso è la luce, che ha proprietà fisiche e simboliche. La prima cosa che ho fatto è stata aprire alla luce per fare cambiare atmosfera all’HangarBicocca attraverso la luce naturale, che offre una lettura completamente nuova del luogo. E la mostra si evolve in base alle stagioni, al tempo atmosferico ed è molto importante accompagnare questo movimento”.
Opere e installazioni progettate appositamente per questo spazio, come “Golden Section”, una moltitudine di riflessi irregolari prodotti dal sole che si specchia sul grande drappo in lamina appeso al soffitto; l’opera “Waves”, reti installate alle uscite che si muovono con l’aria creando spettacolari effetti; spiega Roberta Tenconi: “Grazie a “Waves” vedremo lo spazio delle Navate sotto una luce diversa: la struttura imponente sarà più visibile, per via della luce naturale, ma allo stesso tempo l’architettura diventerà un diaframma, una struttura porosa e fluida, aperta sull’esterno. In mostra insieme alla luce entreranno l’aria, le particelle spostate dal vento e i suoni dell’ambiente circostante. Anche la dimensione temporale, qualcosa cui solitamente non pensiamo, si renderà evidente nel movimento delle ombre nello spazio”.
La prima opera che ci accoglie è “Drops”, una nuova versione di “Danaé” presentata nel 1999 nella Scuola Grande di San Rocco a Venezia, in cui rifletteva le pitture di Tintoretto, sono specchi posti sul pavimento che riflettono l’architettura circostante e aprono voragini verso l’alto, grandi gocce d’acqua come dice il titolo, ma fanno pensare anche alle pozzanghere; di forte impatto è “Area” , del 1978 e riproposta quest’anno, un’ installazione in mattoni di cemento creano una grande piattaforma che ospita altre opere, come “Swing”, le tre altalene sospese che invitano i visitatori a dondolarsi nell’intento di far percepire il movimento del proprio corpo e lo spostamento d’aria che si crea, le sedute sono rivestite da una pellicola termoreagente che cambia colore al contatto con il calore umano, per cui l’opera continua a modificarsi.
Un invito ad essere attori della performance è calpestare i piccoli sassi di fiume raccolti da Janssens in Indonesia, creando una traccia che si cancella continuamente al calpestio dei prossimi visitatori, prima di entrare nel Cubo in “Mukha Anvers”, che chiude la mostra, una stanza riempita di nebbia fitta che ti avvolge e, nel più profondo silenzio, fa perdere qualsiasi punto di riferimento, tutto svanisce, si percepisce solo il proprio corpo che si muove nello spazio; il nome di questo lavoro rimanda al suo primo allestimento, nel 1997, nel museo d’arte contemporanea della città di Anversa. La ricerca dell’artista sulla percezione è visibile anche nell’opera “L’espace infini”, del 1999, una cavità bianchissima, dove, anche qui si perde ogni punto di riferimento.
“Io lavoro molto di sottrazione, spiega Janssens. È come se io rimuovessi e riducessi sempre di più, per provare ad arrivare alla dimensione minima”.
Ann Veronica Janssens, una delle più interessanti artiste del panorama internazionale, è nata nel 1956 a Folkestone, nel Regno Unito, attualmente vive e lavora a Bruxelles. Ha dedicato i suoi quarant’anni di carriera alla sperimentazione, privilegiando la materia luce; indaga gli spazi e le architetture, progetta allestimenti che si inseriscono nei luoghi creando sempre nuove emozioni e opere in continua evoluzione, collaborando con realtà scientifiche e tecnologiche per la realizzazione delle sue opere site-specific. La sua ricerca pone al centro il colore, la luce, il suono, l’acqua, l’aria, la nebbia riprodotta artificialmente e i fenomeni naturali, la percezione umana tra arte, scienza e tecnologia, con materiali che ritiene più adatti a ciascuna opera, come vetri, specchi, alluminio, materiali naturali e molti altri. I suoi lavori sono stati esposti nelle più prestigiose Istituzioni e nei Musei di tutto il mondo, ha inoltre partecipato alle più importanti rassegne internazionali; nel 1999 ha rappresentato il Belgio, con Michel François, alla 48ma Biennale di Venezia.
Pirelli HangarBicocca è una Fondazione no profit dedicata alla produzione e promozione di arte contemporanea, nata a Milano nel 2004 dalla riconversione di uno stabilimento industriale che nel passato era stato una fabbrica per la costruzione di locomotive. Una grande area, con spazi dedicati alla sperimentazione, a mostre d’arte, progetti espositivi, eventi culturali di ricerca e divulgazione, proposte artistiche multidisciplinari sui linguaggi del contemporaneo, in relazione con lo spazio.
Sono stati conservati gli elementi architettonici originali del secolo scorso, lo Shed, le Navate e il Cubo. Le Navate, oltre all’area dedicata alle mostre temporanee, ospitano la celebre opera permanente di Anselm Kiefer, “I Sette Palazzi Celesti” presentata per l’apertura del 2004, sette torri alte da 13 a 19 metri; nello stesso spazio, nel 2015, sono state collocate anche cinque grandi tele dell’autore.
La prima opera permanente che ci accoglie all’ingresso, nel giardino, dal 2010, è “La Sequenza” di Fausto Melotti, una scultura moderna che mette in evidenza il lavoro dell’artista, una composizione di moduli che con i pieni e i vuoti crea quasi una soglia tra passato e futuro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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