Assicurazioni, fuoco incrociato tra governo e Generali

Il titolare dello Sviluppo economico: «In passato ridotti gli incidenti, non le tariffe». Il supermanager: «I premi cresceranno»

Gian Maria De Francesco

da Roma

Le Generali scendono in campo contro il decreto Bersani in materia di Rc auto. Il ministro dello Sviluppo economico risponde a stretto giro di posta e difende le innovazioni che, a suo giudizio, la normativa introduce anche nel campo assicurativo.
«Il provvedimento è sbagliato. È giusto liberalizzare il mercato, ma il capitalismo e il mercato hanno bisogno di regole ed è necessario che le regole vengano rispettate. In caso contrario si rischia l’anarchia». Non ha usato il fioretto Antoine Bernheim, il presidente delle Generali, la principale compagnia assicurativa italiana e la terza in Europa. In un’intervista pubblicata ieri dal Corriere della Sera, il numero uno del gruppo triestino ha fortemente criticato la norma che sopprime il contratto di esclusiva tra compagnie e agenti. «Se un agente può vendere più polizze - ha sottolineato Bernheim - sarà incentivato a vendere quella che ha le provvigioni più alte, non quella più conveniente per il cliente. Il rischio è che alla fine le compagnie siano costrette ad aumentare le tariffe per garantire provvigioni superiori», mentre un confronto dei prezzi già lo si può fare su Internet. «Il costo delle polizze - ha concluso - è la conseguenza dei costi dei risarcimenti, non di un arbitrio o di un monopolio sulle tariffe. Non è colpa delle Generali se un sinistro costa 4.000 euro in Italia e 3.000 in Francia». I consumatori, anziché beneficiare delle liberalizzazioni nel settore Rc auto, potrebbero esserne invece danneggiati.
Piccata la replica del ministro Pierluigi Bersani. «In tutta franchezza - ha dichiarato - le argomentazioni di Bernheim non convincono. Non risulta che le tariffe siano in questi anni diminuite in proporzione alla riduzione dell’incidentalità». Secondo l’esponente diessino, inoltre, la tutela per i cittadini aumenterà. «Non si vede poi perché un cittadino ritenuto dal presidente Bernheim così intelligente da potersi districare oggi su Internet - ha aggiunto - dovrebbe diventare improvvisamente così stupido da acquistare da un agente plurimandatario la polizza meno favorevole per lui».
Il presidente di Generali ha tuttavia precisato che la sua intervista non è stata un intervento di lobbying a favore della propria causa, ma solo una richiesta di «riflessione e confronto sulle misure annunciate». «In primo luogo - ha spiegato - il provvedimento è in contrasto con le normative comunitarie e non conosco esempi del genere in altri Paesi. In secondo luogo, interferisce sulla concorrenza tra imprese assicurative e mette in discussione un patrimonio di investimenti che le imprese come le Generali hanno fatto nelle reti di distribuzione».
Si tratta di un chiaro riferimento alla recente acquisizione di Toro, un investimento da 3,8 miliardi di euro che rafforzerà la posizione competitiva della compagnia assicurativa nei rami danni. Il divieto di esclusiva rischia di abbassarne fortemente il valore d’acquisto. «Abbiamo comperato un’impresa il cui valore consisteva anche nella sua consolidata rete di agenti e distribuzione. Se non c’è più esclusiva, l’investimento si rivelerà negativo e scoraggiante per altri investimenti di carattere nazionale», ha aggiunto Bernheim ricordando che tra le motivazioni dell’investimento è ricompresa anche la volontà di mantenere italiana Toro.
Di diverso parere Bersani. «La rete degli agenti di vendita deve mettersi a disposizione della libertà e della crescente maturità dei consumatori, a maggior ragione quando l’acquisto di una polizza è un obbligo di legge per gli automobilisti: questa è la nostra filosofia», ha affermato. Il ministro ha ribadito la propria cieca fiducia nel provvedimento. «Non credo - ha concluso - che questa filosofia possa scoraggiare gli investimenti. Può, al contrario, indicarne una prospettiva».


Resta il fatto che dalle pagine del Corriere (del quale Generali e la controllante Mediobanca sono azionisti di maggioranza relativa) è giunto a Bersani un primo segnale. In soccorso del ministro, invece, è arrivato il presidente di Sanpaolo Imi, Enrico Salza. «Ogni novità è uno stimolo a fare di più e meglio».

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