Attacco alla petroliera: terroristi, non onda anomala

La superpetroliera giapponese, che il 28 luglio aveva subito danni sullo scafo nello strategico stretto di Hormuz, non è stata colpita da un’onda anomala o centrata per sbaglio da un sottomarino americano. Si trattava di un attacco terroristico, probabilmente con un barchino minato pilotato da un kamikaze, che non è riuscito ad affondare la nave. Dopo una settimana di cappa informativa è saltato fuori che sullo scafo della petroliera, lunga 333 metri, sono state trovate tracce di esplosivo. Due giorni fa una costola di Al Qaida aveva rivendicato l’attacco, ma nessuno ci credeva.
Invece «esperti degli Emirati Arabi hanno riscontrato un’ammaccatura sulla fiancata destra, sopra la linea di galleggiamento e trovato resti di esplosivi rudimentali sullo scafo», secondo una fonte governativa. Alla ricerca dei campioni hanno partecipato anche i sommozzatori della V flotta Usa, che vigila su Hormuz, giugulare del petrolio mondiale.
La M. Star era stata scossa mentre passava nello stretto da quello che sembrava un forte urto, che aveva provocato il ferimento di un marinaio. Nelle prime ore si parlò subito di attacco terroristico, ma poi la notizia fu annacquata con la storia dell’onda anomala. In seguito si pensò addirittura a una collisione con un sottomarino americano.
Ieri lo stesso Koichi Muto, presidente della compagnia giapponese della super petroliera, non ha escluso l’attentato. Un attacco finito male, oppure un test di prova per migliorare il prossimo colpo. Lo scafo, pur danneggiato, ha retto e non è uscito un solo zampillo dei due milioni di barili di petrolio trasportati.
La rivendicazione di due giorni fa era stata fatta a nome delle Brigate Abdullah Azzam, una formazione composta da diverse cellule, che fa parte di Al Qaida. Azzam era un palestinese, mentore di Osama bin Laden durante la guerra contro i sovietici in Afghanistan, saltato in aria nel 1989. Molti sospettano che sia stato lo stesso Osama a farlo fuori, per non ritrovarsi fra i piedi personaggi che potevano fargli ombra.
La figura di Azzam ha ispirato diverse cellule del terrore nel Sinai, ma che si sono espanse nello Yemen e nella penisola arabica. Nel 2005 le brigate hanno rivendicato azioni suicide a Sharm el Sheikh che uccisero 67 persone, compresi 6 italiani.
L’attacco in alto mare sarebbe stato organizzato dal «battaglione» Yusuf al Uyayri, dedicato a un terrorista ucciso in Arabia Saudita nel 2003. Proprio dall’attivismo di al Uyayri nacque la costola del terrore di Al Qaida in Arabia Saudita e nello Yemen.

Non è un caso che il primo attacco in mare sia stato lanciato nel 2000 contro la nave da guerra Usa Cole nel golfo di Aden, provocando la morte di 17 marinai. I terroristi ci riprovarono un paio d’anni dopo con la petroliera francese Limburg colpendola al largo delle coste yemenite.

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