Attentato alla caserma, 14 anni a Game

Lui, Mohamed Game, questa volta in aula non c’era. Il kamikaze della caserma Santa Barbara è rimasto nel carcere di Opera, dove è stato raggiunto dalla sentenza pronunciata ieri dal gup Stefania Donadeo. Il libico - che la mattina del 12 ottobre scorso si era fatto esplodere in piazza Perrucchetti - è stato condannato con rito abbreviato a 14 anni di reclusione, così come aveva chiesto al termine della requisitoria il pubblico ministero Maurizio Romanelli. Quattro anni, invece, per l’egiziano Mahmud Kol, considerato complice di Game. «Un esito preventivabile - commenta al termine del processo il legale del libico, l’avvocato Leonardo Pedone -. Ora aspettiamo che vengano depositate le motivazioni, poi decideremo se fare appello».
«Personalmente - spiega invece il difensore di Kol, Carmelo Scambia - sono convinto che se si fosse trattato di un processo di criminalità comune, Mahmoud non sarebbe stato neanche arrestato». «Io non c’entro niente - si era difeso Kol - il mio grande errore è stato fidarmi di Game». L’egiziano, però, accompagnò il kamikaze ad acquistare 120 chili di materiale con cui produrre una bomba. E, secondo l’accusa, l’imputato era «pienamente consapevole» dei progetti di Game, con il quale erano stati requenti i contatti nei giorni e nelle ore precedenti all’attentato. Quali progetti? Per usare le parole del pm Romanelli, il tentativo di farsi esplodere davanti alla caserma va inteso come un «attentato allo Stato» che non è riuscito «solo per miracolo». Un’azione compiuta da un uomo «in preda a una deriva terroristica», che studiava «in maniera ossessiva» documenti e teorie sulla jihad fai-da-te, con tanto di obiettivi di primo piano: dal ministro Roberto Calderoli, ai dossier - rinvenuti nel covo di via Gulli - sul premier Berlusconi, e sui ministri Maroni e La Russa. E a questo disegno avrebbe preso parte anche il secondo presunto complice, il libico Imbaeya Israfel, sotto processo con rito ordinario in Corte d’Assise. e ancora, il tentativo di game di «accreditarsi con Al Qaeda», e di finanziare una brigata islamica palestinese per «sconfiggere i nemici dell’Islam».
Il giudice, infine, ha fissato un risarcimento per le parti civili che si sono costituite a processo.

Game, così, dovrà versare 300mila euro da dividere tra la Presidenza del Consiglio e i minitsri dell’Interno e della Difesa. Altri 15mila euro, invece, dovranno arrivare da Kol. Soldi che, con tutta evidenza, Stato non vedrà mai.

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