Li chiamano psicolabili. Si mescolano nella folla, anonimi come persone qualunque, invisibili, insospettabili. Colpiscono a tradimento, spesso assistiti da una fortuna che sembra persino sospetta. Gli ultimi sono stati Massimo Tartaglia e Susanna Maiolo, sono riusciti ad arrivare dove non dovevano, a colpire dove non avrebbero potuto. É andata bene. Ma spesso nella storia hanno fatto centro. Ronald Reagan, John Lennon, Bob Kennedy, Anna Lindh sono caduti per mano di pazzi isolati o forse vittime inconsapevoli di altri. Che fine hanno fatto? Sentite qui.
Un figlio in provetta per il killer di Rabin
Non si è mai pentito. Ygal Amir, 39 anni, l'uomo che il 4 novembre 1995 uccise con un colpo di pistola alla nuca il premier israeliano Yizhak Rabin, vive nell'isolamento perpetuo nel carcere di Beersheba, ma a sentire i sondaggi due israeliani su dieci lo vorrebbero libero. Anni fa ha presentato domanda al tribunale di Tel Aviv per avere un figlio con l'inseminazione artificiale dalla moglie Larissa Trimboler, sposata in carcere e già madre di quattro bimbi con un altro uomo. Gliel'hanno concessa anche se «è un pessimo esempio per i giovani». La mamma gli ha aperto un sito internet. Per dimostrare che Ygal, in fondo, non è così cattivo...
L'attentatore di Reagan ancora ossessionato da Jodie
Da quando, il 30 marzo 1981, per far colpo sull'attrice Jodie Foster sparò sei colpi di pistola a Ronald Reagan, da soli due mesi presidente degli Stati Uniti, John Hinckley Jr, 54 anni, più di metà della sua vita l'ha passata nell'ospedale psichiatrico di Washington, dove è stato ricoverato perché giudicato malato di mente. È diventato un detenuto modello: scrive poesie, cucina da dio ed è un ottimo pollice verde. Ma l'ossessione per Jodie Foster non l'ha ancora abbandonato tanto che gli sono state vietate le poche uscite dall'istituto scortato da personale sanitario. Tre anni fa, dopo 24 anni, gli è stato concesso di passare il Natale a casa con i genitori. Piangeva. .
Un dossier vuol scagionare l'assassino di Bob Kennedy
Sirhan Bishara Shiran, il palestinese di origini giordane, che il 5 giugno 1968 sparò a Robert Kennedy, ha oggi 65 anni e vive nel carcere di Corcoran, uno dei più esclusivi della California dove è detenuto anche Charles Manson. È un prigioniero modello ma per dodici volte si è visto respingere la richiesta di libertà vigilata. Pochi anni fa è uscito un libro-dossier del giornalista inglese Peter Evans: sostiene che Sirhan Sirhan la notte dell'omicidio fu ipnotizzato e che il vero killer è un terrorista palestinese di nome Mahmoud Hamshari. Dice che ci sono le prove: il caso ora potrebbe essere riaperto.
Il giustiziere di Lennon vuole uscire sulla parola
Ha perso tutti i capelli e non sembra più lui. Mark David Chapman, l'assassino di John Lennon, ha 53 anni, ma ne dimostra molti di più. Si è rifatto vivo tre anni fa, nel venticinquesimo anniversario del delitto, per spiegare alla NBC che «niente avrebbe potuto fermarmi quella sera, ero un treno in corsa ». Chapman, nel carcere di Attica si è sposato con Gloria, di origini giapponesi come Yoko Ono, e per tre volte gli è stata negata la libertà vigilata. Oggi si dichiara un fervente cristiano e c'è persino un'associazione religiosa che ha chiesto la sua scarcerazione sulla parola. Già, c'è proprio da fidarsi...
Il sicario pazzo di Anna Lindh vuole tornare in patria
Dice di aver pugnalato Anna Lindh perché glielo avevano ordinato «le voci». Il 10 settembre 2003 il ministro degli Esteri svedese destinata a diventare premier era in un grande magazzino di Stoccolma senza guardie del corpo. Mijailo Mijailovic, 26 anni, figlio di immigrati serbi, aspettava lei ma cercava la notorietà, voleva diventare famoso ad ogni costo. Mijailovic è stato condannato all'ergastolo ma tre anni fa è stato trasferito dal carcere di massima sicurezza di Kumla all'ospedale psichiatrico di Sundsvall. Ha rinunciato alla cittadinanza svedese per essere trasferito in Serbia. Tanto pazzo non è...
L'uomo che uccise Martin Luther King forse non era lui
È morto nel 1998, a 68 anni, di cirrosi epatica in un ospedale di Nashville: scontava 99 anni di reclusione per l'omicidio di Martin Luther King. Ma nemmeno la famiglia è più convinta che sia James Earl Ray l'omicida del leader del movimento per i diritti civili. Lui stesso dopo aver confessato il delitto ritrattò, continuando a proclamare la propria innocenza e a chiedere un nuovo processo che gli fu sempre negato.
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