Avete presente quei bambini che non imparano mai ad ammettere di avere sbagliato e, di conseguenza, a chiedere scusa? O perlomeno a tacere davanti all'evidenza dei fatti? Quando capita da piccoli, è assolutamente normale. Man mano che si cresce, invece, casi simili tendono ad avere risvolti più patologici e deliranti. È quello che sta succedendo a Roberto Saviano che, pur di non volere contraddire la sua (totalmente infondata) arroganza tracotanza da maestrino di non si sa bene esattamente cosa, prosegue incessantemente a divulgare da più di una settimana la bufala (pardon: "fake news") del saluto romano durante la parata militare del 2 giugno.
Lo sfondone micidiale di Saviano sulla Festa della Repubblica
Oramai la verità dei fatti è sotto gli occhi di tutti da almeno una settimana a questa parte: tutti i video (con tanto di Var, millesimo di secondo dopo millesimo) hanno testimoniato che quello del capo del Gruppo operativo incursori del Comsubin della Marina (e non della Decima Mas) non fosse un saluto fascista, bensì un semplice ordine al reparto in marcia di salutare a sinistra. Un elemento riconosciuto ampiamente anche da tanti giornalisti che, pur appartenendo ideologicamente all'area di governo, possiedono molta più onestà intellettuale di Saviano (per quanto ci voglia francamente molto poco).
Ma niente da fare. Il sempre intelligentissimo, umilissimo e scaltrissimo scrittore ha finalmente individuato - dopo tanto penare per via della ricerca affannata di questa settimana - la prova regina che incastra quei pericolosi "fascistoni" del GOI. E la pubblica direttamente nella sua articolessa per FanPage: una fotografia risalente all'agosto 2019 (giusto per sottolineare la prontezza di riflessi di Saviano, il quale non risulta che quattro anni fa si fosse scandalizzato di ciò) in cui appare Andrea Sciré Borghese, figlio del comandante Junio Valerio, ospite a Taranto di alcuni membri della Marina Militare, con tanto di dedica a quell'equipaggio. Nando Martellone, geniale personaggio comico privo di ogni talento della serie tv Boris, avrebbe esclamato uno dei suoi celebre scurrili tormentoni ("Estic***i!") davanti a questa assurda dimostrazione "storica": una cartolina di un signore - che aveva "addirittura" tre anni quando il fascismo cadde definivamente - che viene spacciata per la prova provata del legame dell'intera Marina con la Repubblica di Salò. Insomma: roba da tenersi forte, proprio.
Oramai s'inventa anche i nuovi "nemici"
Davanti a evidenze probatorie così schiaccianti qualsiasi tribunale decreterebbe una sentenza di condanna per apologia del fascismo. Ma al di là delle battute, il problema è che, se fosse questa la componente più ridicola del suo articolo, si potrebbe anche lasciare stare l'intera faccenda polemica. Tuttavia sono almeno due gli elementi più patetici messi in mostra da Roberto Saviano. Il primo è il titolo del pezzo scritto per FanPage: "Sulla Decima Mas avevamo ragione noi, ecco le prove". Quel "noi" è riferito - oltre ovviamente a lui - a Michela Murgia, la prima che cascò nella balla del saluto romano della Decima. Un trust di cervelli da fare impallidire il Cern di Ginevra.
Ma è sui propri canali social per l'autore di Gomorra dà il "meglio" di sé per introdurre il suo capolavoro giornalistico. "Ai sedicenti debunker e fact checker nostrani, che se facessero bene il loro lavoro non staremmo certo in questa situazione, da Open, a Renzi, fino ad arrivare a Gomez: leggete e poi magari ne riparliamo". Tra questi si è dimenticato di citare anche Sebastiano Messina, editorialista di Repubblica fortemente critico nei confronti delle bugie conclamate di Saviano dal 2 giugno in poi. Può non essere conveniente inimicarsi un giornale "amico". Del resto Messina aveva elegantemente messo a tacere Saviano: "Se non sai distinguere un gesto militare dal saluto fascista, non commentarlo. Se non conosci la storia della X Mas, non fare accostamenti oltraggiosi.
Se sei convinto che sia stata organizzata una sfilata di miliziani fascisti davanti a Mattarella, fatti vedere da uno bravo". Del resto, come diceva lo scrittore David Gerrold: "L'incompetenza si nutre di se stessa".“Avete pestato una merda”, “avete preso una cantonata”: ai sedicenti debunker e fact checker nostrani, che se facessero bene il loro lavoro non staremmo certo in questa situazione, da Open, a Renzi, fino ad arrivare a Gomez: leggete e poi magari ne riparliamo. @KelleddaMurgia e… pic.twitter.com/FW2Xqw2dE1
— Roberto Saviano (@robertosaviano) June 10, 2023
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