Elly Schlein che schifo, Vannacci anche basta e Rosy Bindi: quindi, oggi...

Quindi, oggi...: l'attacco a Giovanni Toti, Papa Francesco ci ricasca e le armi della Nato in Russia

Elly Schlein che schifo, Vannacci anche basta e Rosy Bindi: quindi, oggi...

- Papa Francesco ci ricasca. Stavolta parla di “chiacchiericcio roba da donne” e sostiene che siano i prelati, ovvero gli uomini, a “portare i pantaloni”. Peccato che siano chiuse le liste per le Europee, sennò Salvini poteva anche farci un pensierino…

- Meloni condanna gli “squadristi fascisti” che uccisero Matteotti e oggi i giornali non sanno di cosa rimproverarla. Smetteranno di domandarle patenti di antifascismo un giorno sì e l’altro pure? Un auspicio difficilmente realizzabile. Verrebbe meno l’essenza stessa dell’opposizione.

- E infatti il Fatto riesce a trovare anche in questo caso il pelo nell’uovo. Va bene dire che gli assassini erano fascisti e squadristi, ma perché Meloni non ha spiegato che il mandante fu Mussolini? E che palle.

- Direte: perché ripubblicare un articolo già uscito su questa testata? Perché se un passaggio merita di essere letto, anche da chi capita per un motivo o per un altro su questa indegna rubrica, si ha il dovere di condividerlo. In tema di democrazia, libertà e antifascismo, ricordando Matteotti, andate a rileggervi quello che ha scritto oggi Vittorio Macioce. Qui uno stralcio: “Nel marzo del 1924 Matteotti spiega che fascismo e comunismo si giustificano e si tengono a vicenda. È la domanda che Matteotti rivolge al comunista Angelo Tasca: «Siete disposti a rinunciare alla dittatura e a dire che siete contro tutte le dittature?». Questo è un punto che ancora si fa fatica a superare. È stato forse chiarito alla fine del Novecento, ma poi si è di nuovo rimpantanato. Non basta dichiararsi antifascisti per essere libertari. L’antifascismo da solo non è una patente di libertà. Si può avere una cultura totalitaria perfino se si sfila con orgoglio in piazza il 25 aprile o se si alzano bandiere teocratiche nelle migliori università”. Semplicemente perfetto.

- Come Nato iniziato sostenendo che avremmo spedito all’Ucraina solo il necessario per difendersi sul campo, in particolare munizioni a giubbotti antiproiettile. Poi abbiamo aperto ai tank, poi ai missili anticarro, a quelli antiaerei, agli Himars e ai missili a lungo raggio, anche se con tutte le limitazioni del caso. Infine sono arrivati gli F24. E adesso il via libera ad usare armi occidentali anche in territorio russo. Leggo Alessandro Marrone, responsabile difesa dell’Istituto Affari Internazionali, secondo cui la linea rossa resta l’invio di truppe di terra: se mandiamo soldati, sarà guerra mondiale. Ma avevano detto la stessa cosa per i tank, per i missili anticarro, per quelli antiaerei, per gli Himars, per i missili a lungo raggio e per i caccia bombardieri. Le linee rosse vengono spostate più avanti al solo scopo di poterle superare. Ed è quello che preoccupa, in tutte le guerre.

- A leggere l’intervista di Elly Schlein alla Stampa e non si può non provare un minimo di sdegno. Il tema è Giovanni Toti, governatore ligure agli arresti domiciliari accusati di reati tutti da dimostrare. Dice la leader Pd: “La magistratura stabilità le responsabilità penali individuali” - e sin qui tutto bene - “Ma dinnanzi ad un quadro così grave, in cui c’è una rete di interessi, corruzione e addirittura accuse di aver favorito la mafia, non si possono aspettare le sentenze. Bisogna anticipare i giudizi per la dignità delle istituzioni”. Ci rendiamo conto? Non è solo furia giustizialista, questa. Malattia in cui spesso cadono anche esponenti della destra quando le disgrazie colpiscono gli avversari. Ma Elly dimostra anche scarsa conoscenza delle regole base della Costituzione e della separazione dei poteri. 
Primo: dalle indagini non emerge nessuna “rete di corruzione”, perché la corruzione è un reato e la sua esistenza può certificarla solo un giudice e non il pm con le sue teorie corroborate da indizi più o meno solidi. Vi ricordo che a Genova hanno sbagliato a redigere un verbale, scambiando la parola “leciti” per “illeciti”, dunque non fidarsi ad occhi chiusi appare più che lecito.
Secondo: leggiamo tutti insieme l’articolo 27 della Costituzione che Elly e i suoi sodali ritengono la “più bella del mondo”. “L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva”. Chiaro? Ergo: Toti è innocente. La corruzione è solo ipotetica, semmai presunta. E le sentenze bisogna aspettarle, cara Elly. Lo dice la Carta.

- Vannacci chiede di fare una "Decima", cioè una X, sulla scheda elettorale. Niente di "fascistissimo, visto che la Decima era un corpo della Regia Marina prima dell'8 settembre. Però caro generale: non è obbligatorio montare polemiche inutili pur di far parlare di sé. Era meglio quando presentava solo il libro.

- Un Berlusconi di nuovo Cavaliere del Lavoro. Stavolta Marina.

- Il sì Usa agli armenti utilizzati in territorio russo, lì da dove partono i missili, nasconde un rischio. Di cui forse abbiamo discusso poco. Ovvero l’errore umano. Il caso. Il destino. Che poi è anche il motivo per cui, fino ad ora, gli Alleati non hanno permesso il coinvolgimento di mezzi aerei della Nato in Ucraina guidati da piloti occidentali (la famosa No Fly Zone fatta in altri contesti): in guerra può succedere di sbagliare mira, di colpire qualcosa che non si voleva colpire, di provocare un danno ben oltre gli “obiettivi limitati” autorizzati da Biden e che potrebbero scatenare il patatrac.

- Non sappiamo se ridere o piangere. Chi intervista, La Stampa, sullo scontro a suon di “stronzi” tra Giorgia Meloni e Vincenzo De Luca? Ovviamente Rosy Bindi. Ma il collega deve essersi perso ieri la rubrica di Mattia Feltri pubblicato in prima pagina sul suo stesso giornale. Perché? Feltri ricordava che la regina in materia di “stronzi” è proprio la Bindi, che di Pannella una volta disse essere “uno stronzo, nel senso di quelli del Tevere, e quando gli stronzi ‘so stronzi galleggiano anche senz’acqua”. Secondo voi, l’intervistatore ha chiesto conto di questa uscita poco edificante alla simpatica Rosy? Ovviamente no. E la Bindi - distratta sul suo passato - si butta addirittura a capofitto in un discorso moralisteggiante sulla poca eleganza dei peti in politica.

“Se in una visita ufficiale l’istituzione più alta risponde con la stessa parola, chi è che si è abbassato? Che facciamo, la farà a chi usa meglio le parolacce?”. Ovviamente no. Anche perché in quel caso a vincere a mani basse sarebbe proprio lei. La Rosy Bindi, parlamentare, e gli stronzi che galleggiano anche senz’acqua.

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