"Può fare la ministra?". Il vergognoso uso di Saviano del libro della Roccella

In un'intervista rilasciata a La Notizia lo scrittore prende di mira l'esponente di FdI per sostenere che, con l'infanzia che lei ha vissuto, non sarebbe adatta a svolgere l'incarico di ministra della Famiglia

"Può fare la ministra?". Il vergognoso uso di Saviano del libro della Roccella
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Che Roberto Saviano fosse abituato a insultare tutti coloro che non la pensano esattamente come lui era risaputo. Non era però così scontato immaginare che potesse addirittura abbassarsi a un livello così misero con l'obiettivo di attaccare la ministra della Famiglia: ma oramai con l'autore di Gomorra non ci si può più meravigliare di niente. Tutto parte dalla lunga intervista rilasciata a Giulio Cavalli, altro scrittore decisamente schierato contro il governo Meloni (ha militato in passato con Di Pietro, Vendola e Civati) al quotidiano La Notizia.

Tra i tanti concetti espressi da Saviano - tra i quali chiaramente non poteva mancare il suo grande evergreen della presunta "riabilitazione del fascismo" che il centrodestra desirerebbe a tutti costi - ce n'è uno in particolare che lascia sgomenti: la vergognosa strumentalizzazione della vita di Eugenia Roccella, la cui infanzia avrebbe dovuto inficiarne la possibilità di assumere quell'incarico di governo, stando all'opinione dello scrittore. Questo il passaggio cruciale sull'autobiografia appena pubblicata dall'esponente di Fratelli d'Italia.

Ecco che cosa ha detto Saviano sulla Roccella

"La ministra ha reso pubblici i traumi che ha vissuto nella sua vita familiare. Voglio essere sincero: mentre leggevo il libro mi si stringeva il cuore, pensavo alle ferite, insanabili, che la famiglia ha procurato alla ministra Roccella. Mi sarei aspettato che qualcun altro, oltre me, si fosse premurato di sfogliare quel libro per valutare, magari con la consulenza di un esperto - qualifica che io non ho - se una persona con quei trascorsi e con quei traumi può effettivamente essere la persona più adatta per il dicastero che le è stato affidato, ovvero quello della famiglia, la natalità e le pari opportunità. Mentre leggevo - prosegue Saviano - mi veniva da pensare che la ministra deve aver confuso il suo abbandono con la stepchild adoption, finanche con la GPA solidale, dato che la perdona a cui è stata affidata nei primi anni di vita non aveva avuto figli, ma ne avrebbe voluti".

È complicato pensare a qualcosa di più squallido di utilizzare in maniera strumentale un racconto difficile, ma comunque coraggioso, di una donna che ha voluto mettere nero su bianco tutto quello che ha vissuto da bambina per volerne contestare l'autorevolezza o meno del suo ruolo politico. Saviano - non si sa esattamente con quale tipo di qualifica sua personale - addirittura consiglierebbe l'intervento di una figura professionale simile a quella di uno psicologo per valutare se la Roccella fosse adeguata a ricoprire l'incarico per l'esecutivo presieduto.

Accusare i genitori di una ministra per come avrebbero trattato loro figlia e ritenere che le idee

politiche della deputata di FdI (condividibili o meno che possano essere) siano influenzate da un ipotetico trauma infantile, la dice veramente tutta sul tipo di personaggio in cui è involuto Roberto Saviano.

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