Gentile Direttore Feltri,
la famiglia Agnelli una volta era la più prestigiosa in Italia. Ora ogni giorno leggiamo dei loro intricati affari di famiglia che diventano vicende giudiziarie, a tratti anche scandalose. E adesso apprendiamo che John Elkann ha lasciato la presidenza del gruppo
editoriale Gedi, cui fa capo il quotidiano La Repubblica, il cui direttore, Maurizio Molinari, è stato contestualmente sostituito con il più moderato Mario Orfeo.
Che idea si è fatto di questi cambiamenti improvvisi?
Vittoria Gallo
Cara Vittoria,
John Ekkann ha lasciato la presidenza del gruppo e al suo posto si è insediato Maurizio Scanavino, che a sua volta ha ceduto il ruolo di amministratore delegato al suo ex vice, Gabriele Comuzzo, e il direttore Maurizio Molinari è stato sostituito, come bene riporti, da Mario Orfeo, già direttore del Tg1 e del Tg3 nonché giornalista di diverse testate, tra cui Repubblica stessa, di cui è stato caporedattore. Insomma, si tratta di una piccola rivoluzione, determinata anche dalla crisi (ma non soltanto da questa) in cui versa il gruppo editoriale Gedi, che lo scorso hanno ha perso la bellezza di 103 milioni di euro e ha chiesto il prepensionamento di decine e decine di giornalisti. I dipendenti di Repubblica hanno di recente scioperato e manifestato il loro malcontento. E, come se non bastasse, si parla di una probabile vendita del quotidiano stesso, di cui non si capisce che piega voglia prendere. Si dice che Orfeo sia un moderato, peccato che non lo siano i giornalisti di Repubblica, che stanno più a sinistra della sinistra radicale. Non credo che siano contenti di questi cambiamenti e che li subiranno. Ad ogni modo non è questo il punto. Posso dirti che per nessun quotidiano oggigiorno è facile stare a galla, ma, nel caso di Repubblica, sembra che chi la dirige faccia, o abbia fatto, di tutto per farla affondare. Trionfa una maniera di porsi nei confronti del lettore, del cittadino, dell'elettore che è sfacciatamente giudicante.
I giornali non dovrebbero farci la morale, bensì dovrebbero raccontare i fatti, lasciando al giornalista anche la possibilità sacrosanta di commentare la notizia, di metterci del suo, tuttavia guardandosi bene dal porsi diversi gradini al di sopra del lettore o pretendendo di essere depositario di verità assolute. E poi c'è questo accanimento nei confronti di una premier, Giorgia Meloni, che gode di fiducia, stima e rispetto da parte degli italiani, ma la quale si pretende di dipingere come un mostro. La storiella della fascista al potere, della presidente del Consiglio incapace di farsi valere in Europa e nei consessi internazionali, della incompetente, il cui problema essenziale sarebbe l'incapacità di dirsi «antifascista», non sta in piedi, non convince. Il lettore ne è disgustato. Io penso che l'unica operazione buona ed efficace dal punto di vista economico Repubblica l'abbia realizzata quando ha preso di mira il generale Vannacci, determinando il successo del suo libro, un libricino piuttosto modesto, ammettiamolo, ma che, grazie alla pubblicità e alle critiche cariche di livore e ideologismo tessute dal quotidiano di Elkann, ha generato un record assoluto di vendite. Un favore a Vannacci, divenuto popolare e amato in seguito alle pessime recensioni di Repubblica. Cosa vuol dire tutto questo? Vuol dire che Repubblica non gode di credibilità se, allorché critica qualcuno, quel qualcuno viene apprezzato e, allorché demolisce qualcosa, quel qualcosa viene acquistato.
Per quanto riguarda la famiglia Agnelli, ho sempre pensato che si tratti di individui sopravvalutati.
Un uomo come Silvio Berlusconi, che ha fatto il bene del Paese, che ha prodotto ricchezza, prosperità, posti di lavoro, innovando la politica, il marketing, la televisione, la comunicazione, che non ha mai depredato le casse dello Stato ma che semmai le ha ingrassate, è stato combattuto strenuamente, avversato dalla sinistra, processato pure post mortem, mentre questi signori qui, che sembra abbiano persino fregato il fisco, fatto salvo il principio della presunzione di innocenza, hanno ricevuto tanti favori dallo Stato italiano che li ha riempiti di quattrini dei contribuenti e, nonostante questo, essi hanno avuto l'abilità di fallire su tutti i fronti.Non sarà questo cambiamento ai vertici di Gedi a rimettere a posto tutto. Bastasse così poco...
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