
Non so se lo avete mai notato, ma un confessionale è sempre in penombra. I motivi sono diversi. C'è una riservatezza da custodire e una privacy da tutelare. C'è un clima di mistico raccoglimento da curare. C'è una dimensione simbolica di oscurità interiore legata alle debolezze, al male, alle fragilità, alle incertezze, ai fallimenti, alle frustrazioni. C'è un'assonanza del concetto di peccato con il passaggio dalle tenebre alla luce. C'è però secondo me un ulteriore significato, quello per cui in certi momenti serve il buio per vederci meglio. Di fronte al mistero di Dio e alla coscienza dell'uomo c'è sempre abbastanza luce per chi vuole vedere e sufficiente buio per chi non vuole guardare. Succede per l'interiorità lo stesso che per il cielo: quando ci sono troppe lampade intorno non si riescono a vedere le stelle.
Questa riflessione mi viene partendo dalla proposta «m'illumino di meno», lanciata in occasione della giornata nazionale del risparmio energetico e degli stili di vita sostenibili, che si celebra proprio oggi, 16 febbraio. Tra le varie forme di degrado viene denunciato anche l'inquinamento luminoso. Come può la luce essere fonte di inquinamento? viene spontaneo chiedersi. La risposta è che la luce inquina quando c'è ma non ci dovrebbe essere. L'inquinamento luminoso è la presenza di luce artificiale inutile o impropria o eccessiva. Non solo è uno spreco, ma ha anche effetti negativi sull'uomo e sull'ambiente. Tre criteri che sarebbero utili da mantenere sempre
come metro di misura e di giudizio anche in merito a parole, messaggi, atteggiamenti, scelte, modi di essere e di fare. Quanto e come una situazione, una persona, una scelta è inutile o impropria o eccessiva? La data del 16 febbraio è stata stabilita per ricordare il giorno dell'entrata in vigore del Protocollo di Kyoto. L'invito che viene rivolto è a compiere un piccolo gesto che può rivelarsi di grande impatto, per l'ambiente, per se stessi, per le proprie relazioni: come ad esempio spegnere la luce per una sera e cenare a lume di candela, rinunciare all'uso dell'auto e fare una passeggiata, condividere situazioni che favoriscono l'efficientamento energetico, promuovere il riciclo di oggetti anche regalandoli, indossare abiti più caldi e abbassare il riscaldamento. Qualche studioso attribuisce all'inquinamento luminoso anche la contaminazione per gli occhi, per il cervello e per la psiche dovuta a smartphone o device di diverso tipo: un'inondazione di accensioni di schermi e led per l'arrivo di messaggini, mail, post. Una continua sollecitazione che abbaglia non solo la percezione visiva, ma la stessa comprensione della realtà e dei suoi significati.
Mai il mondo ha conosciuto una possibilità di illuminazione come oggi. Mi sembra però a volte di trovarmi sul palco della vita con un faro puntato negli occhi. La sensazione è la solitudine: puoi essere in mezzo a tantissime persone, eppure non riesci a vedere nessuno. Sai benissimo però che tutti sono lì a osservare e giudicare te. Forse per questo si usa come
sinonimo del fare scelte sbagliate il concetto di prendere un abbaglio. Mi viene anche in mente la sensibilità propria degli anziani nel dire: «Spegni la luce, ché è giorno e la luce costa!». Qualcuno di loro aggiungerebbe: «È un peccato!», appunto da confessare. È proprio degli anziani perché ne conoscono il valore e non solo il costo della bolletta. Per i giovani invece l'elettricità è ovvia. Vale anche per tante altre dimensioni, quelle delle quali si comprende l'importanza soltanto se mancano. Allora si va in panico.
La proposta di «m'illumino di meno» è quindi quella di una «ecologia umana integrale» e non soltanto della natura, per educare alla capacità, anzi al coraggio di spegnere qualcosa per arrivare all'essenziale, generando dialoghi. Si declina allora in ecologia della bellezza, in ecologia sociale ed economica, ecologia dei ritmi casalinghi, ecologia culturale, ecologia del linguaggio, ecologia del galateo.
Tutto questo è possibile se dico a me stesso: «m'illumino di meno». Ogni tanto vale la pena spegnere l'utile e il necessario, per scegliere l'opportuno. Il buio disorienta, è vero, ma soltanto senza le luci ci si può lasciar meravigliare dalle stelle.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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