Autogrill pronta a gustare il panino inglese

da Milano

Ieri il gruppo Autogrill ha annunciato l’ennesimo contratto all’estero: si è aggiudicata la ristorazione del secondo scalo dello Stato di Washington. Fatturerà cento milioni di dollari in dodici anni. Autogrill, 3,5 miliardi di euro di fatturato e meno di un miliardo di debiti, è una delle poche multinazionali italiane che all’estero, oltre che in patria, va alla grande. Si è liberata di vecchie incrostazioni del passato e si alimenta di una cultura di mercato.
In Francia, dove recentemente Autostrade (figlia sempre dei Benetton) si è fatta sfuggire, anche per il nazionalismo d’Oltralpe, una concessione di rilievo, gli uomini di Autogrill hanno un posizione di primo piano. Così come in Spagna si sono portati a casa Aldeasa (aeroporti). Senza pensare agli Usa, dove sono numeri uno della ristorazione nelle strade a pagamento.
La gara che ha indetto l’inglese Compass per la cessione della sua controllata Ssp è di una certa importanza per Autogrill. Nonostante una comprensibile freddezza negoziale e alcune difficoltà nell’interpretare i primi numeri della data room, Autogrill è strafavorita. Ieri il Financial Times notava come alcuni fondi di investimento vogliano fare un offerta congiunta con gli italiani. I fondi sanno che gli uomini di Autogrill sono i più bravi al mondo e pagheranno il prezzo giusto. E che, come è avvenuto in Spagna, lavorano anche con partner. Per Autogrill è da escludere un aumento di capitale. L’acquisto di Ssp porterebbe l’Ebitda intorno a 700 milioni.

E la capacità di indebitamento, per non affossare il rating, è pari a 3,5 volte questo margine: 2,5 miliardi è dunque il tetto ai debiti. Sottratto il miliardo già utilizzato, la potenza di fuoco è più che sufficiente. Gli uomini di Gilberto Benetton lo sanno: e dopo la gara per le Autostrade in Francia, non vogliono perdere una seconda volta.

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