Caronte è il nocchiero dell'oltretomba, colui che ha il compito di traghettare le anime dei morti oltre il fiume Acheronte, ma è ancora più noto per guidare, con la sua barca e il suo remo, Dante e Virgilio lungo il corso d'acqua che separa l'antiferno dal Limbo. Se potessimo azzardare un paragone, la Fiat 850 è un Caronte su quattro ruote, un'auto di transizione, una traghettatrice del colosso torinese protagonista di quella stagione che va dalla coda del boom economico fino alla crisi petrolifera dei primi anni Settanta. Ad aggiungere forza a questo ardito confronto è necessario menzionare il suo progettista, Dante Giacosa, praticamente il "sommo poeta" dell'automobilismo nostrano. La paternità di questo florido e fortunato veicolo popolare va condivisa con Rudolf Hruska che, a dire il vero, ha poche affinità con il Virgilio della letteratura. Adesso stoppiamo queste elucubrazioni stazzonate e passiamo alla storia di questo fenomeno di massa.
La base di partenza è la 600
Intorno al progetto della Fiat 850 si registrano molteplici incontri tra menti geniali, dove l'inventiva viena lasciata libera da ogni freno. I piani alti di Mirafiori desiderano innestare sul mercato un'auto che sia una miccia propositiva, ma bisogna sottostare a dei diktat ben precisi. È necessario produrre una nuova utilitaria che dia un valido cambio alla gloriosa 600, ma che si collochi su un gradino più basso rispetto alla 1100, che è improntata maggiormente alla media borghesia. Dunque, Giacosa e Hruska partono dalla piattaforma della 600D, inclusi tetto e cellula abitativa, e conservano anche la solida meccanica della sua progenitrice. La magia risiede nel dare un taglio completamente diverso al nuovo modello, ed è per questo che compaiono una piccola coda al posteriore mentre il frontale diventa più alto e massiccio. Rispetto alla 600, la 850 è di ben 36 centimetri più lunga. Anche l'abitacolo, con un "semplice" colpo di spazzola, viene stravolto rispetto all'antenata. Adesso è più ricco, ampio e confortevole, grazie a una plancia ridisegnata in toto e all'utilizzo di materiali ben più raffinati. Affrontare un lungo viaggio a bordo della 850 è assai più piacevole rispetto al passato, anche perché ora si può contare su un vero impianto di riscaldamento dotato di radiatore.
Un motore più pompato
Non bisogna farsi ingannare dalle apparenze, ma sotto al piccolo cofano della 850 c'è ancora una volta il propulsore Fiat 100, debitamente modificato. Il quattro cilindri raffreddato ad acqua cambia il senso di rotazione, la testata e l'albero a camme, sviluppando una cilindrata di 843cc mentre la potenza agguanta i 34 CV, che all'esordio nel 1964 distingueranno la versione Normale, mentre saranno 37 sulla Super grazie a una benzina con più quantitativo di ottani. Per intendersi, sulla prima si raggiungono i 120 km/h di velocità massima, mentre sulla seconda si toccano i 127 km/h. Infine, l’impianto frenante segue lo schema a tamburo sulle quattro ruote, già in uso sulla 600. D'altronde l'utente finale non è uno scalmanato guidatore intento a trasformare le strade di città in un autodromo, e per loro questi freni vanno più che bene.
Un restyling di sostanza
La vita della Fiat 850 procede spedita e senza esitazioni fino a quando non arriva al 1968. Il mondo intorno a lei sta cambiando, la società viene scossa da una miriade di rivoluzioni e di fatti che stavolgono la vita delle persone. Per adeguarsi alle tante mutazioni, il suo stile deve variare ed è per questo che le viene operato un "lifting" abbastanza pesante. I ritocchini estetici la rendono più fresca e frizzante, con delle aggiustatine estetiche nei punti giusti: profili cromati sulle fiancate, cornici lucide ai bordi di parabrezza e lunotto, mascherina modificata. Anche il suo abitacolo si rimette a nuovo, dove tra l'altro compare un tachimetro con fondoscala che segna 160 km/h per esaltare i suoi nuovi utenti. Intanto, la Super viene sostituita dalla Special, mentre il motore mette su un bel po' di muscoli che corrispondono a 47 CV di potenza. Adesso sulle autostrade si può arrivare fino a 135 km/h, anche se bisogna possedere un bel po' di coraggio per tentare un'impresa così temeraria. Di pari passo anche l'impianto frenante diventa più robusto, con l'adozione dei freni a disco all'anteriore. La piccola Fiat si arresta molto più facilmente.
La Fiat 850 esce di scena
La Fiat 850 resiste sul mercato fino al 1971, ultimo anno in cui la piccola torinese rimane salda con la sua rassicurante presenza nel listino (la Sport uscirà di scena l'anno dopo). Avendo cavalcato l'onda dell'entusiasmo discendente del boom economico, la coraggiosa utilitaria si ritira quando all'orizzonte suonano i tamburi della burrasca che espolderà più tardi con la guerra del Kippur e i grigi anni di piombo. Per essere un veicolo di transizione i suoi numeri sono però da capogiro: 2.203.380 esemplari prodotti in poco meno di otto anni. La sua diffusione è stata capillare, tanto che è stata prodotta su licenza anche da altri marchi: in Spagna dalla Seat, in Jugoslavia dalla Zastava e in Germania dalla Neckar.
Tra le notizie curiose, bisogna annoverare la Fiat 850 in divisa, non delle polizia italiana, ma di quella del New Jersey (Stati Uniti) agli inizi degli anni Settanta per i pattugliamenti in città. Per concludere, la sua sostituta si chiama 127, una macchina innovativa e moderna che ha riscritto i canoni delle compatte del suo periodo. Caronte può finalmente riposare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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