Piombiamo nel 1951, quando l'Italia è ancora alle prese con le scorie di una sanguinosa guerra combattuta in casa, anche se inizia gradualmente a rimettersi in sesto. In quel periodo viene indetto un bando di concorso per la fornitura di un fuoristrada leggero per sostituire le Jeep Willis, ereditate dagli americani sbarcati sulla penisola per la liberazione qulache anno prima, ormai troppo complesse e dispendiose da mantenere. Le risposte a questo annuncio arrivano da due realtà industriali italiane importanti, ma non avvezze alla costruzione di un fuoristrada: la Fiat e l'Alfa Romeo. Quest'ultima ci proverà con la sua incredebile Matta, un 4x4 travolgente e coraggioso, mentre il gigante di Torino propone la Campagnola. A spuntarla sarà proprio il mezzo targato Fiat, perché meno costoso e più semplice da gestire (anche economicamente).
Non andava accostata all'Esercito
La Fiat vince la concorrenza col Biscione, ma la partita è ancora lunga e ricca di insidie. L'obiettivo dell'entourage torinese è di mettere in strada un veicolo forte e risoluto, un po' come la Land Rover che hanno fatto gli amici del Regno Unito. Quello sì che è un gran pezzo di ferro nato per affrontare qualunque tipo di sentiero, senza preoccuparsi di sporcarsi le ruote tra fango, ghiaia, polvere, neve e sabbia. L'idea originale è di battezzare il 4x4 di Fiat con un nome grintoso: Alpina. Un appellattivo coerente con il tipo di destinazione finale, anche se da più parti serpeggia la paura che la manovalanza di Mirafiori lo possa boicottare direttamente nelle catene di montaggio. In fondo, la guerra è un ricordo ancora troppo fresco. In maniera molto furba, viene fatta una deviazione salvifica su Campagnola, un tantino più frivola e ammiccante al mondo agricolo.
A confermare questa strategia ruffiana per non aizzare ancora di più un popolo in tumulto, ci pensò nelle sue memorie Dante Giacosa, vero timoniere della Fiat di quel periodo: "Si temeva che all’idea di un mezzo per le Forze Armate gli operai si rifiutassero di produrlo. Decidemmo di far passare il progetto come un sostegno all’agricoltura, un po’ come nella testa dei fratelli Wilks era stata la prima Land Rover. Solo che loro erano in buona fede, e il successo militare venne a sorpresa. Noi invece avevamo fiutato il bando della Difesa, che fu, di fatto, il vero committente". Per rafforzare l'idea di una Campagnola amica del popolo, ci fu la presentazione ufficiale che avvenne alla XV Fiera del Levante a Bari, rassegna prevalentemente destinata al mondo agricolo.
La tecnica della Fiat Campagnola
Subito dopo il debutto di Bari cominciano le consegne, tanto all'esercito quanto ai civili. Le due versioni differiscono di poco, anche se quelle in divisa sono nettamente più spartane. A livello tecnico, invece, la Fiat Campagnola può vantare delle scelte molto intriganti ed efficaci per il suo campo d'azione: un robusto telaio in acciaio a longheroni, un collaudato motore (tipo 105) di 1901 cm³, depotenziato per poter funzionare anche con benzina normale e migliorarne l'affidabilità, sospensioni posteriori a balestre e ponte rigido, e indipendenti all'anteriore, innovative per l'epoca ma vero tallone d'Achille. Il propulsore viene accoppiato a un cambio a 4 marce insieme a un riduttore a due rapporti del tutto inedito. La trasmissione, infine, è sulle ruote posteriori con la chance di innestare la trazione anteriore, ma soltanto dopo però aver inserito le marce ridotte.
A questo punto serve una massiccia campagna di marketing per far breccia nel cuore del grande pubblico. Niente più delle avventure estreme in terre esotiche riesce a conquistare l'immaginario collettivo. Fiat, dunque, decide di allestire due vetture per un raid molto famoso e insidioso: la Algeri-Città del Capo. lI pilota Paolo Butti e la sua squadra si tuffano in questo incredibile viaggio, impegandoci 11 giorni 4 ore e 54 minuti, un record ancora imbattuto. Tutto questo si traduce in vendite? Purtroppo no, soprattutto perché il prezzo di listino è quasi proibitivo, quanto meno al pari di quello di una grossa berlina. Qualche tempo dopo sarebbe arrivata la versione diesel pronta ad abbracciare più persone, ma non servì a molto.
Nella storia d'Italia
La prima versione della Campagnola si congeda nel 1974, con circa 40mila esemplari venduti, molti meno di quelli previsti. Nonostante i numeri tiepidi, il primo fuoristrada di Fiat è entrato comunque nella storia d'Italia, sporcandosi le mani nelle situazioni più delicate che ha incontrato il nostro Paese.
Si è districata nelle contestazioni più violente, tra gli incendi e le vetrine distrutte delle più importanti città, ed è arrivata a dar manforte coi Vigili del Fuoco e l'Esercito, nelle zone colpite dalle calamità naturali, dal crollo della diga del Vajont passando per l'alluvione di Firenze e i vari terremoti che hanno funestato lo Stivale da Nord a Sud. Lei, insieme a un manipolo di uomini coraggiosi, è sempre arrivata puntuale all'appuntamento. Piccola grande Campagnola, testimone della storia italiana.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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