Steve Jobs, suo illustre proprietario, pensando a lei e al suo design magnetico, ha tratto la folgorazione giusta per immaginare la forme dei primi personal computer della Apple. La Porsche 928 è un vero mito, seppur incompreso. Il suo stile feroce come uno squalo ha impressionato chiunque durante gli anni '70. Audace, aggressiva e futuristica. Con un carattere del genere era quasi impossibile convincere all'unanimità il grande pubblico. Ci hanno provato Tony Montana “Scarface”, alias Al Pacino, seducendo la donna del boss, interpretata da una splendida Michelle Pfeiffer, che ne compra un esemplare "rigorosamente senza mitragliatrici", e anche un giovanissimo Tom Cruise in "Risky Business", a creare un'aura di icona intorno alla Porsche 928. Riuscendoci solo parzialmente. Dopo questa fugace introduzione, per chi ancora si fosse chiesto chi è il padre della strabiliante grantursimo tedesca, colui che ne ha tracciato le forme, adesso avrà la sua risposta: Tony Lapine.
Tony Lapine, un nome quasi sconosciuto
Non si parla spessa di questo nome. Tony Lapine non ha mai amato i riflettori, e questi difficilmente si sono accessi sulla sua persona, seppur abbia avuto una carriera di tutto rispetto alle spalle, che pochi altri possono vantare. Originario della Lituania, nato a Riga il 23 maggio del 1930, dopo un lungo peregrinare tra la Polonia e la Germania, agli inizi degli anni '50 del secolo scorso, Anatole Lapine - questo è il suo vero nome - comincia a lavorare per la Daimler-Benz ad Amburgo dove, tra l'altro, frequenta la Wagenbauschule. Nel 1951 Tony e la sua famiglia si trasferiscono negli Stati Uniti, in una località del Nebraska, dove il lituano si guadagna da vivere riparando locomotive. Poco dopo, inizia la sua carriera nella General Motors, vivendo nella grande capitale americana dei motori: Detroit.
Lavorando al fianco di Larry Shinoda, Lapine si fa notare ed è grazie al suo determinante apporto che nel 1963 nasce la Chevrolet Corvette Stingray, una delle versioni più amate della più famosa muscle car americana. La sua figura diventa sempre più prorompente all'interno della GM, infatti la sua firma viene poggiata su numerosi prototipi che profumano di innovazioni. La svolta, però, arriva nel 1965, quando gli viene incaricato di trasferirsi nuovamente in Germania, precisamente a Rüsselsheim am Main, per supervisionare il centro di ricerca di Opel, uno dei marchi del grande gruppo industriale. Sulle rive del Meno Lapine guida lo sviluppo segreto di una versione da corsa della Opel Rekord C, che diviene nota come la "Vedova Nera", guidata da Erich Bitter e Niki Lauda. L'auto originariamente si chiamava "il Taxi" perché Lapine aveva messo un cartello di taxi sul tetto. Tra le altre cose, Lapine contribuisce alla realizzazione della Opel GT, un pezzo di storia del "Blitz".
Porsche seduce Lapine
Durante una particolare occasione, i membri delle famiglie Porsche e Piëch vengono invitati a visitare la Opel. Il costruttore di Zuffenhausen era interessato a osservare l'interazione tra stile e ingegneria della filiale GM e a scoprire più nel dettaglio il Design Center di Opel, che era vicino allo stabilimento Porsche di Weissach (all'epoca in costruzione). Tony Lapine fu molto attivo durante quel tour, e alcune settimane dopo gli fu offerto un posto presso Porsche. Ovviamente, non rifiutò. Siamo nel 1969, uno dei primi incarichi assegnati a Lapine è di interpretare in chiave più moderna la 911, anche se lui non uno dei tanti ammiratori della sportiva più famosa della casata. Nonostante questo piccolo handicap, dà una mano sviluppare la 911 Serie G che sarebbe uscita nel 1974.
Osservando lo scenario generale, a metà anni '70 i vertici di Porsche pensano a che serva creare una sostituta della 911, che non dovrà essere soltanto sportiva ma anche comoda per fare lunghi viaggi. Dovrà avere spazio per quattro persone, ed è necessario abbandonare lo schema col motore posteriore e passare a quello anteriore. Non si sa mai che possa arrivare qualche restrizione per motivi di sicurezza, specialmente nel mercato americano. Lapine cura il progetto insieme ad Harm Lagaay e da Wolfgang Moebius. Il risultato lo conoscono tutti quanti: la 928. L'auto vince persino il premio di Car of the Year del 1977. Nessun'altra Porsche ci sarebbe mai più riuscita. Determinante nel buon esito di questo modello fu l'esperienza di Lapine in GM e aver lavorato alla Corvette. Non a caso, la 928 viene chiamata anche la "Corvette di Germania". Il progettista e designer di origine lituana seguirà anche la nascita delle altre Porsche "Transaxle", volgarmente dette col motore all'anteriore: le 924 e 944.
Gli ultimi anni
Tony Lapine viene colto da un infarto durante la metà degli anni '80. Riuscirà a cavarsela, promettendo di rientrare a lavorare in Porsche ma non ci riuscirà mai.
Insegnerà all'Università di Vienna per trasmettere ai posteri la sua immensa conoscenza. Muore il 29 aprile del 2012 a Baden-Baden in Germania, dove si era ritirato a seguito dell'infarto, all'età di 81 anni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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