L'allarme di Urso: "Italia in estremo ritardo"

I tempi sono troppo stretti per adattare l'industria dell'automotive alla nuova direttiva europea: l'Italia è indietro a causa dei precedenti esecutivi. Le parole del ministro

L'allarme di Urso: "Italia in estremo ritardo"

Il ministro dell'Industria e del Made in Italy, Adolfo Urso, ospite a Radio anch'io su Radio 1 Rai, ha commentato la direttiva europea sui veicoli con motori termici, che non verranno più immatricolati a partire dal 2035 a favore delle auto elettriche. "La strategia è quella di accelerare su investimenti, tecnologie, stabilimenti, la filiera delle batterie e le colonnine elettriche. Ma siamo in estremo ritardo, lo dico con franchezza, in Italia ci sono appena 36mila colonnine di ricarica in confronto con le 90mila della piccola Olanda", ha dichiarato con la massima chiarezza il ministro, lasciando intendere che quella deadline per l'Italia sarà molto difficile da rispettare.

"Non possiamo affrontare la realtà con una visione ideologica e faziosa che sembra emergere dalle istituzioni europee, servono altre tempistiche che rispondano alla realtà", ha scandito il ministro. L'Italia sta arrivando impreparata all'appuntamento e la responsabilità è di chi negli anni precedenti non ha fatto il necessario per adeguare il Paese. La patata bollente è ora nelle mani del governo Meloni, chiamato a limitare i danni per provare a dare quella spinta propulsiva necessaria all'industria dell'automotive italiana. "Negli anni passati è stato fatto veramente poco. Chi ha governato negli scorsi anni, pur sapendo la svolta che sarebbe arrivata, non ha adattato il sistema produttivo", ha aggiunto Urso, che ha sollevato l'allarme per tutto il settore italiano.

Il ministro sottolinea l'esigenza di un confronto con l'Europa, "ma i tempi e i modi che ci pone non coincidono con la realtà europea e soprattutto italiana". Urso ha snocciolato alcuni dati che danno la misura dell'impatto fortissimo della nuova direttiva sul nostro comparto industriale: "In queste filiere dell'automotive lavorano 250.000 persone, con questi tempi e queste modalità c'è un rischio occupazione e lavoro. Non abbiamo tempo di riconvertire il nostro sistema industriale perché siamo partiti tardi e commesso molti errori". Quindi, l'esponente del governo Meloni ha aggiunto: "Siamo impegnati affinché ci sia una clausola di revisione al 2026 per determinare altre tempistiche e altre modalità".

Alla base del ritardo dell'Italia esiste anche un problema di percezione e di costi: le auto elettriche costano troppo e questo non le rende appetibili sul nostro mercato. "Gli incentivi per le macchine elettriche sono in gran parte inutilizzati. Costano troppo, sono appannaggio dei ricchi, non possiamo fare una strategia per i ricchi ma per tutti", ha proseguito Adolfo Urso, che ha sottolineato come siano stati utilizati in misura maggiore gli incentivi per le auto ibride che quelli per le auto elettriche. "Circa il 40% è andato a Stellantis, ma gran parte delle auto acquistate con incentivi pubblici italiani sono andati a macchine prodotte fuori dall'Italia .

C'è un problema di stabilimenti, di strategie nel settore automotive. Chi ha governato il paese in questi ultimi anni non ha adattato il nostro sistema industriale a quello che sarebbe successo", ha concluso Urso.

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