Autopsia del boss, i pizzini ingoiati sono leggibili

Recuperati nel corpo di Emmanuello gli ultimi messaggi ricevuti prima di essere ucciso

Prima di scappare dalla finestra del covo dove era rifugiato aveva in fretta ingoiato sei pizzini per evitare che venissero letti. Ma il boss Daniele Emmanuello non aveva messo in conto che potesse essere ucciso, come è stato, da un poliziotto che lo inseguiva. Così i pizzini sono stati ritrovati, tre nell’esofago e tre nello stomaco, grazie all’autopsia fatta dagli inquirenti che hanno trovato nel corpo del cadavere anche due ogive di calibro 45 che dimostrerebbero come Emmanuello era stato colpito durante una sparatoria avvenuta nel 1988, quando si era presentato all’ospedale di Gela per avere le prime cure. Con lui i suoi due fratelli, anche loro colpiti durante la sparatoria. In quell’occasione i tre erano stati arrestati per favoreggiamento nei confronti degli autori del tentato omicidio in loro danno. Rilasciato, entrò in latitanza nel 1996. I pizzini, tutti leggibili, ritrovati nel suo stomaco vengono considerati molto utili dagli inquirenti che già ieri mattina hanno fermato per associazione mafiosa e favoreggiamento Giuseppe Zuzzè e Franco Notaro, vicini al boss Piddu Madonia.
Ieri mattina, intanto, con un’atmosfera da coprifuoco per l’elicottero che volava sulla zona e forze dell’ordine sparse ovunque, ma anche da tragedia greca per i pianti strazianti delle donne della famiglia, si sono svolti i funerali nella chiesa del cimitero, malgrado il frate francescano Rocco Quattrocchi, nuovo parroco della chiesa dei Cappuccini di Gela, si fosse inizialmente rifiutato.

Ma sia la moglie che i figli (concepiti durante la latitanza) avevano inscenato una protesta davanti alla Questura di Caltanissetta per ottenere la salma e l’autorizzazione a celebrare funerali solenni e religiosi. All’arrivo della salma sono state sospese tutte le visite al cimitero e i parenti sono entrati mezz’ora prima della salma.

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