«Avatar» sbanca anche i Golden Globe

Los AngelesSe le star si riconoscono dall’accoglienza spontanea che ricevono dai colleghi, allora Sophia Loren si riconferma la stella più brillante del cinema internazionale. Ai Golden Globes la Loren, regale in Armani e gioielli Damiani, ha ricevuto una lunghissima standing ovation quando è apparsa sul palco per presentare il miglior film straniero. Ma il Made in Italy si è fermato a Sophia, perché il premio è andato al cupo e suggestivo bianco e nero de Il nastro bianco di Michael Haneke (Palma d’Oro a Cannes), preferito a Baarìa di Giuseppe Tornatore, Gli abbracci spezzati di Pedro Almodóvar, La Nana di Sebastian Silva e Un profeta di Jacques Audiar. E se i Golden Globes sono spesso la sfera di cristallo nella quale si intravedono i verdetti degli Oscar, la previsione è che quest’anno la lotta rimane aperta. A parte i due premi principali per Avatar di James Cameron, miglior film drammatico e migliore regia, che si piazza così in pole position, il resto dei globi è stato «distribuito».
Tra le nuvole, l’opera col maggior numero di nomination, sei, ha dovuto accontentarsi del premio per la sceneggiatura, di Sheldon Turner e Jason Reitman, lasciando così a bocca asciutta gli attori George Clooney, Vera Farmiga e Anna Kendricks, e il regista Jason Reitman. Mentre Nine, lo stellare musical felliniano firmato da Rob Marshall e The Hurt Locker di Kathryn Bigelow, più volte premiato da critici e addetti ai lavori, si sono ritrovati a mani vuote.
Come migliori attori drammatici sono stati scelti il sottovalutato Jeff Bridges (Il grande Lebowski) per Crazy Heart e la «riemergente» Sandra Bullock (finora specializzata in ruoli comici) per The Blind Side, mentre nei ruoli brillanti i premi sono andati a Robert Downey Jr. per la sua interpretazione muscolare in Sherlock Holmes e a Meryl Streep per Julie & Julia. La Streep è riuscita nell’impresa pur essendo nominata anche per It’s Complicated, una situazione che avrebbe potuto dividere e annacquare i voti a suo favore. E ha superato così Julia Roberts per Duplicity, Marion Cotillard per Nine e Sandra Bullock per The Proposal. «Ho interpretato donne eccezionali e quindi spesso vengo scambiata per una di loro», ha detto la Streep, che ha ricordato sua madre che amava la vita e non sopportava tristezza e disperazione. «Non sono come lei - ha aggiunto l’attrice -, mi è difficile indossare la mia faccia felice quando il mondo è pieno di dolore. Ma mia madre avrebbe detto “mettiti un bel vestito, sorridi, sii grata per ciò che hai e usa i tuoi soldi per aiutare il prossimo”».
Se i migliori attori protagonisti sono tutti star di Hollywood, i premi per gli attori non protagonisti sono andati a veterani i cui volti sono poco noti al grande pubblico americano e internazionale, come l’attrice di colore Mo’Nique, finora nota soprattutto per interpretazioni leggere, qui premiata per il ruolo della terrificante madre/aguzzina di Precious. Mentre in campo maschile ha vinto l’austriaco Christoph Waltz, il colonnello Landa di Bastardi senza gloria, che è stato preferito a Matt Damon per Invictus, Woody Harrelson per The Messenger, Christopher Plummer per The Last Station e Stanley Tucci per Amabili resti.
Al capitolo «commedia e musical» troviamo un’altra delusione per Nine, il film dal cast stellare (Penelope Cruz, Sophia Loren, Nicole Kidman...) che venerdì arriva in Italia dopo aver ottenuto in America incassi non esaltanti. Il film di Marshall è stato battuto dall’originalissimo Un giorno da leoni di Todd Phillips (che è salito sul palco con Mike Tyson, fra i protagonisti del film), pellicola che ha avuto la meglio anche su 500 giorni insieme di Marc Webb, È complicato di Nancy Myers e Julie & Julia di Nora Ephron.
Nei cartoni animati nessuna sorpresa, ha vinto Up. Presentando la categoria, Sir Paul McCartney ha fatto ridere il pubblico ricordando che «i film di animazione non sono solo per bambini ma anche per adulti che usano droghe». Up ha anche vinto per la sua colonna sonora, di Michael Giacchino, mentre la miglior canzone è risultata il tema di Crazy Heart, The Weary Kind di T-Bone Burnett e Ryan Bingham.
Il premio alla carriera è andato a Martin Scorsese, che lo ha ricevuto dai suoi abituali «collaboratori» Robert De Niro e Leonardo Di Caprio. Per presentare lo spezzone dedicato ad Avatar è stato invece chiamato l’oramai quasi ex governatore della California Arnold Schwarzenegger, ai suoi ultimi mesi da politico.

Una mossa che significa forse il suo desiderio di tornare a Hollywood una volta lasciata Sacramento. E nella sala dei banchetti del Beverly Hilton, tra il picchiettìo della pioggia e gli appelli alla generosità verso Haiti, sembrava di sentir risuonare la frase «I’ll be back».

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