Come avere successo? Sei studentesse su 10 lo ottengono con il sesso

Sei studentesse su 10 disposte a vendersi. È il risultato dell’assenza di regole, una vera emergenza etica. La ricerca choc di universinet.it. Non si dà più valore al dovere e il diritto è ormai fine a se stesso

Come avere successo? 
Sei studentesse su 10 
lo ottengono con il sesso

Digiti www.universinet.it e si apre un mondo. È, questo, il portale italiano per la preparazione gratuita ai test di ammissione alle diverse facoltà universitarie. Circa mezzo milio­ne di studenti vi si collega per alle­narsi (gratuitamente) grazie ai test utilizzati negli anni preceden­ti. Ci sono annunci, suggerimenti di libri di testo, e persino consigli su come vestirsi alla maturità. Ci immaginiamo, dunque, il mondo operoso di chi si prepara al futuro di competenze e respon­­sabilità: medici, architetti, avvoca­ti, professori che domani si occu­peranno di noi e della vita dei no­stri figli e nipoti.

E apprezziamo anche la volontà, di questi studen­ti, di sapere coniugare con entu­sias­mo lo studio delle scienze pre­ferite con la cultura e la conoscen­za del mondo. Tuttavia,un’indagine condotta da Universinet su 16.128 ragazzi di tutt’Italia ha fotografato una re­altà che nulla di buono lascia pre­sagire del nostro futuro. Il 48% de­gli i­ntervistati dichiara infatti di es­sere disponibile a prestazioni ses­suali, pur di raggiungere l’obietti­vo: superamento dei test, degli esami, e via dicendo.

Solo il 12% ri­tiene che sia più importante stu­diare; l’86% è convinto dell’indi­spensabilità di una raccomanda­zione. Non solo, il 35% di questi non si vergogna di ammettere che la raccomandazione più forte ed efficace è «la relazione sessuale». Altri (il 15%)la segnalano nell’aiu­to di un parente-professore; il 13% considera più efficace la buo­na parola di un alto prelato e il 12% l’intervento protettivo di un politi­co. Se si chiede loro quale prezzo si­ano disposti a pagare, il 6% è pron­to a farlo in denaro, mentre il 48%, senza mezzi termini e spensierata­mente, afferma di preferire il paga­mento in natura. Di questi, il 57% sono ragazze il 39% ragazzi Gli uni e le altre senza specificare il pro­prio orientamento sessuale. Sono dati drammatici. E, i pro­blemi che pongono, praticamen­te irresolubili. Tra qualche anno dovremo do­mandarci, per esempio al pronto soccorso, se il medico che ci siste­ma lo sfigmomanometro per mi­surare la pressione, sia parente di un vescovo o un cinico dispensa­tore di «grazie» sessuali.

Di fronte a nuovi progetti urbanistici, ci chiederemo se ingegneri e archi­tetti designati abbiano padrini po­litici o sponsor genitali; con buo­na pace della stabilità degli edifici e delle nostre menti. Vivremo nel reame della sfidu­cia e della paura, dove il professio­nis­ta laureato si accosterà al clien­te avvolto in un alone indecifrabi­l­e, e inquietante, di incertezza sui suoi meriti e la, molto eventuale, competenza. I risultati di questa indagine sta­tistica mi sembra dimostrino i danni della non educazione, fami­liare, scolastica e sociale, degli ulti­mi trent’anni da quando, cioè, si sono cominciati a rivendicare «i diritti»: il diritto delle donne, del bambino, dei padri, delle mino­ranze, dei disabili, del pedone, del non fumatore, del consumatore e via dicendo. Dal diritto al 6 politi­co fino al diritto di esserci dovun­que siano gli altri. Senza mai pas­sare attraverso il merito, la fatica, l’impegno,la differenza.L’impor­tante, ormai, è arrivare dove si vuo­le, con l’ascensore più rapido e senza il sacrificio dei gradini pro­gressivi. Se poi l’ascensore è un cardinale benevolo o un potente porco che differenza fa?

Tutto è stato banalizzato; il sesso come la religione, diventati entrambi stru­menti della politica dell’avere e dell’apparire.Non si dà più impor­tanza al dovere, cioè al comporta­mento imposto da una norma, che dovrebbe essere correlato al sorgere di un diritto. Si ragiona, dunque, solamente sul diritto fi­ne a se stesso e sul potere di fare e avere qualsiasi cosa. È evidente tutto ciò nell’educa­zione dei bambini che, per la mag­gior parte, crescono privi di divie­ti, di sanzioni. Come le norme im­porrebbero. D’altra parte l’appli­cazione della legge è diventata co­sì garantista che uno schiaffone, meritato, alla prole neghittosa o sfrontata diventa reato di maltrat­tamento, perseguibile e punibile. I media hanno pure le loro gravi responsabilità, perché sono attrat­ti particolarmente da notizie e fat­ti, che poi diffondono, fondati sul­la furbizia e la spregiudicatezza del comportamento.

Tanti giova­ni, oggi, diventano noti, e poi fa­mosi, tramite tv e giornali, spen­dendo il loro corpo; sono medio­cri figuranti della vita, incapaci di parlare e sontuose espressioni del vuoto educativo e progettuale. Questi, però, guadagnano, si di­vertono, sono adulati da altri im­becilli come loro: sono l’esempio, anche per i 16mila studenti inter­vistati, di un mondo che è urgentis­simo cambiare.

È importante, certo, concentrar­s­i sulla manovra economica di set­tembre; tuttavia, prima di Natale, e prima delle prossime sessioni di esami universitari, sarebbe altret­tanto importante riflettere su una concreta e severissima manovra etica.

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