Legge Capitali, pausa di riflessione Consob dopo la seconda consultazione

I dubbi di Ania, Assogestioni e Assonime sui potenziali rischi di sovrarappresentazione delle minoranze inducono la Commissione a effettuare ulteriori verifiche prima di emanare il regolamento per la presentazione delle liste dei cda

Legge Capitali, pausa di riflessione Consob dopo la seconda consultazione

La Consob ha pubblicato le risposte alla seconda consultazione sulle disposizioni attuative dell’articolo 147-ter.1 del Testo Unico della Finanza, riguardanti la composizione della lista del cda. Se da un lato le proposte regolamentari sono state accolte con favore, dall’altro alcune associazioni hanno sollevato dubbi e proposto modifiche per garantire maggiore chiarezza e stabilità.

Risultati della consultazione

La maggior parte dei partecipanti ha apprezzato il lavoro della Consob, riconoscendo l’importanza di chiarire i punti più controversi della nuova normativa. Tuttavia, alcune osservazioni hanno spinto l’Autorità a effettuare ulteriori verifiche giuridiche per assicurare che il regolamento finale sia pienamente conforme alla legge Capitali e tuteli l’equilibrio tra rappresentanza e governabilità. Di seguito presentiamo le osservazioni di alcuni importanti stakeholder del mercato finanziario italiano.

Le osservazioni delle associazioni

Assogestioni

Assogestioni ha espresso apprezzamento per diverse soluzioni proposte da Consob, ma ha avanzato anche alcune richieste di modifica:
Composizione numerica della lista: È positivo che la lista debba contenere un numero di candidati pari ai componenti da eleggere, aumentato di un terzo, con arrotondamento all’unità più vicina. Questo garantisce flessibilità e completezza.
Votazione individuale e collegamento tra liste: Concordanza sul fatto che solo i soci che hanno votato la lista del cda possano partecipare alla seconda votazione.
Ripartizione dei posti in consiglio: Sostegno al criterio di proporzionalità relativa per assegnare i seggi alle minoranze, ma è essenziale che almeno i due terzi dei membri restino alla lista di maggioranza per garantire stabilità gestionale.

Ania
Ania, di cui fa parte Generali (che è la prima società potenzialmente interessata all’applicazione della nuova norma), ha sottolineato l’importanza di preservare la governabilità delle società, soprattutto in caso di minoranze forti:

Seconda votazione individuale: Limitarla ai soci che hanno votato la lista del cda è una scelta giusta, perché impedisce alle minoranze di influenzare eccessivamente la composizione del consiglio.
Ripartizione dei posti: Anche se le minoranze superano il 20% dei voti, la maggioranza dei posti deve restare alla lista del cda. È essenziale per evitare che meccanismi proporzionali puri destabilizzino la governance.
Numerosità della lista: La proposta Consob di chiarire il numero di candidati è positiva, perché garantisce che la lista di maggioranza abbia sempre un margine sufficiente per governare senza interferenze eccessive.

In sintesi, Ania evidenzia che le regole devono tutelare la stabilità gestionale delle società, assicurando che la lista di maggioranza mantenga una posizione dominante anche in presenza di minoranze forti.

Assonime

Assonime ha apprezzato l’equilibrio cercato da Consob tra rappresentanza e governabilità, ma ha proposto alcune modifiche puntuali:

Votazione individuale: Limitare il voto ai soci che hanno sostenuto la lista del cda è corretto.
Criteri di riparto: Il criterio proporzionale deve applicarsi solo alle liste di minoranza, per non compromettere la stabilità della lista vincente.
Pubblicità della lista del cda: Il termine per il deposito della lista del cda dovrebbe essere anticipato rispetto a quello delle liste dei soci, per garantire maggiore trasparenza.

Aigi

L’Associazione Italiana Giuristi d’Impresa ha apprezzato l’impianto generale delle proposte, ma ha suggerito di:

Arrotondare all’unità superiore per il numero di candidati.
Chiarire i meccanismi di assegnazione dei seggi alle minoranze, valorizzando l’autonomia statutaria delle società.

Fin.Gov

Il centro Fin.Gov dell’Università Cattolica ha evidenziato due punti chiave:

Ripartizione dei seggi: La lista del cda deve ottenere almeno la maggioranza dei seggi e la ripartizione proporzionale dovrebbe riguardare solo le liste di minoranza per allinearsi alla legge.
Legittimazione al voto individuale: Limitare la seconda votazione ai soci che hanno votato la lista del CdA è una scelta corretta, che previene conflitti e accordi opportunistici.

Il mercato comunque vincerà

Nonostante la legge Capitali preveda la possibilità per il cda uscente di presentare una propria lista di candidati, è improbabile che tale opzione venga frequentemente adottata. Questo perché la legge impone requisiti stringenti, come l'approvazione della lista da parte di una maggioranza qualificata dei due terzi del CdA uscente e la necessità che la lista contenga un numero di candidati pari ai posti da assegnare, aumentato di un terzo.

Di conseguenza, è più probabile che i soci di maggioranza scelgano di presentare una propria lista, eventualmente coinvolgendo altri investitori e stakeholder. Questo approccio mira a consolidare una base di supporto più ampia, riducendo il rischio di interferenze da parte delle minoranze.

Per le minoranze che desiderano influire significativamente sulla gestione societaria, l'opzione più

efficace sarebbe lanciare Opa per acquisire una quota di controllo. In alternativa, se ritengono insoddisfacente il ritorno sull'investimento, potrebbero considerare l'uscita dalla compagine azionaria per limitare le perdite.

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