Il 10 giugno segna un evento storico non solo per il Canada, ma per il mondo intero, visto che la Camera dei Comuni ha approvato un progetto di legge che vieta la detenzione dei cetacei (balene, delfini e focene). Denominata il «Free Willy» (Libero Willy), la legge ha preso il nome dal film in cui un ragazzo rilascia un'orca (Willy) in natura. Oltre alla detenzione in cattività, la legge approvata proibisce l'allevamento degli animali e la raccolta di materiali riproduttivi. Le uniche eccezioni a queste disposizioni saranno costituite dai casi di salvataggio, riabilitazione e ricerca scientifica autorizzata. La legislazione consentirà al Vancouver Aquarium e al Marineland di Niagara Falls di continuare le loro ricerche e queste saranno le uniche due strutture a ospitare i cetacei, a patto che non allevino altri soggetti, non ne portino nelle vasche dei nuovi e soprattutto non esibiscano gli animali in alcun tipo di show, come capita nei delfinari di tutto il mondo, Italia compresa.
A questo punto, il Canada si afferma come la prima nazione al mondo con una legislazione così avanzata nella tutela di questi straordinari e intelligenti mammiferi marini che vengono comunemente esibiti in squallide performances che fanno divertire soltanto chi ignora cosa ci sia dietro il «tendone» del circo.
Rammento ancora quando venni chiamato, anni fa, presso un famoso delfinario in cui si svolgeva un congresso sull'intelligenza dei delfini. A fine congresso, solo per i pochi relatori, avevano organizzato un'esibizione alla quale partecipai solo perché mi sembrava irriguardoso, e anche un po' spocchioso, rifiutare di assistere. Alla fine del solito show di delfini che saltano, fanno virtuosismi con i cerchi, le palle, si caricano gli addestratori sul dorso e via via tutto l'armamentario offerto al pubblico durante queste esibizioni, mi accorsi di un delfino che nuotava lentamente in una vasca a parte, spingendo faticosamente un cerchio giallo. Mi dissero che aveva qualche problema fisico e che sarebbe stato visitato dal veterinario nel pomeriggio. Venni a sapere, dopo alcuni giorni, che Jolly (così si chiamava) era morto e l'immagine di quel beluga che, nonostante la grave malattia, spingeva comunque svogliatamente il cerchio è ancora viva nella mia mente, a ricordare che, dietro un'attrazione apparentemente istruttiva e divertente ci sono sofferenza e sfruttamento. Si tratta infatti di animali che vivono in folti gruppi, straordinariamente intelligenti e comunicativi, che necessitano di larghi spazi e non di piccole vasche dove possono ammalarsi o diventare aggressivi perché privi di via di fuga, nonché di un'alimentazione che, in cattività, non può essere pari a quella che seguono in natura.
«L'approvazione di Free Willy è un momento spartiacque nella protezione degli animali marini e una vittoria per tutti i canadesi», ha detto in una dichiarazione Rebecca Aldworth, direttore esecutivo della Humane Society International / Canada. «Le balene e i delfini sono esseri fragili e la sofferenza per questi animali altamente socievoli, nella costrizione della cattività, non può più essere tollerata. Ci congratuliamo con gli sponsor di questo progetto di legge e con il governo canadese per avere risposto alla volontà pubblica e alla buona scienza su questo tema critico». Le ha fatto eco Hal Whitehead, scienziato marittimo, che ha aggiunto: «Le condizioni di vita per i mammiferi marini in cattività non sono paragonabili ai loro naturali ambienti oceanici in termini di dimensioni e di qualità».
Chi viola la legge
Free Willy può subire una sanzione fino a 200.000 dollari (la prima volta).Ora ci attendiamo che un paese civile come il Canada cessi anche il massacro delle oltre 300.000 baby foche che perpetra sul suo suolo ogni anno.
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