L’Inter ha il gol (leggasi il primo in serie A) giovane nel sangue. Domenica è toccato a Balotelli (17 anni e 8 mesi), ma prima di lui a Mario Corso (17 anni 3 mesi 5 giorni), che ancor oggi è il recordman nerazzurro e, in quel santificato 1958, realizzò due reti nelle sue prime cinque partite in A. Mario (anche il nome fa revival) Balotelli potrebbe partire da questo accostamento per leggere, nella magica sfera, l’indirizzo di una carriera di successo. Chi segna giovane, di solito non è mai uno qualunque. Amadeo Amadei (un altro che ha vestito la maglia nerazzurra) è ancora oggi il più giovane di tutta la serie A (15 anni, 9 mesi, 14 giorni nel 1937) e fu un indimenticabile attaccante della Roma. Ci furono anche Gianni Rivera (16 anni e 2 mesi), Silvio Piola (17 anni e 1 mese) Felice Borel, il farfallino juventino degli anni ’30 (18 anni e 9 mesi), Nanu Galderisi (18 anni e 9 mesi) e, guarda caso, Roberto Mancini (17 anni e 3 gol nelle prime 12 partite col Bologna).
I nomi illustrano la storia e le storie. Quest’anno i superbabies del gol sono tre: Fernando Martin Forestieri (Siena) che segnò proprio contro l’Inter, Alberto Paloschi (Milan) che, dopo pochi secondi dall’ingresso in campo, realizzò a San Siro e proprio contro il Siena. Entrambi nati a gennaio rispetto a Balotelli, nato in agosto, e appena più giovani di Pato che ha realizzato a 18 anni e sei mesi. Storie da predestinati? Si vedrà. Anche se un esperto, com’è appunto Mario Corso, garantisce per loro. La sua classifica dice che Pato e Balotelli stanno davanti a tutti. «Hanno più qualità tecniche di Paloschi, che somiglia tanto a un Inzaghi: dove c’è il gol, c’è lui». Da buon interista, Corso gode seguendo i progressi del monello lanciato da Mancini. «Dopo tanti anni è la prima volta che vedo uno con qualità incredibili. È completo: bravo di testa, di piede, buon tiro, bella visione. Calcia bene le punizioni. È altrettanto incredibile che, in una grande squadra come l’Inter, non ci sia uno che sappia calciare bene le punizioni. Ora c’è lui. Mi dicono che i problemi sono fuori del campo. Bene, se non diventerà un grande giocatore sarà solo colpa sua».
La rete segnata all’Atalanta ha regalato segnali di una certa personalità. «Un ragazzino di solito calcia secco e forte: lui ha fatto la finta, studiato la situazione, poi tirato». E convinto Corso che Balotelli sia tecnicamente più dotato anche di Pato. «Entrambi molto bravi, però il nostro ha qualcosa in più». C’è il tanto per inserire la combriccola nel gruppo dei fenomeni del Duemila, sparsi tra Europa e Sudamerica. Nouvelle vague che rilancia il piacere di veder calcio: oro puro anche nel senso economico. Messi, nel Barcellona, è già un commendatore, perchè l’asilo d’infanzia è rappresentato da Bojan Krkic (17 anni), lo spagnolo d’origine serba, bomberino da 100 gol nelle giovanili, pescato a 9 anni, e da Giovani (Dos Santos Ramirez: 18 anni) trequartista pescato a 12 anni da una squadra messicana. L’Arsenal si gode Walcott, ovvero Theodore James (19) che, a 17 anni, Eriksson si portò in Germania con la nazionale inglese, prima di averlo visto esordire in Premier League. Il Manchester ha puntato tutto su Anderson (domenica 20 anni) e Nani (21): prezzo 55 milioni di euro in due. A Lione sta sbancando Karim Benzema, 20 anni e gol a sazietà, franco-algerino come Zidane, costato zero euro ed ora vale 35 milioni. A Marsiglia c’è Nasri, a Monaco Menez, il giocatore più giovane a firmare un contratto professionistico con un club francese ed anche il più precoce a segnare una tripletta in campionato. Corso tira le conclusioni: «Forse Benzema è il numero uno, il più completo fra tutti, ma credo che il più importante sia Aguero: ha personalità, grande forza nelle gambe, micidiale e forte come Zanetti, fatichi a buttarlo giù, parte da lontano, ha feeling con il gol».
Forse non è un caso che l’Inter ci abbia fatto un pensiero. Aguero, detto El Kun, è stato il più giovane argentino (15 anni) a debuttare in campionato con l’Independiente, battendo il record di Maradona, ha vinto il mondiale under 20 in coppia con Messi, è un capocannoniere nato che l’Atletico Madrid (la squadra che fu di Fernando Torres: che occhio!) valuta 30 milioni di euro, dopo averlo pagato 22 milioni nel 2006.
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