Ma Banca d’Italia pensa a tre maxi-poli

Draghi vedrebbe con favore la nascita di due grandi istituti e un’aggregazione «popolare»

Ma Banca d’Italia pensa a tre maxi-poli

Nonostante le parole di Giovanni Bazoli, presidente di Banca Intesa, che raffredda gli animi sul risiko bancario, gli incontri tra banchieri e le stesse istituzioni procedono. Al centro ci sarebbero i futuri scenari del settore dopo che l’arrivo degli stranieri di Abn Amro in Antonveneta e Bnp Paribas in Bnl ha messo in evidenza tutta la debolezza del comparto. Troppo frammentato per competere con i colossi europei.
Secondo indiscrezioni sarebbe stato lo stesso governatore di Bankitalia, Mario Draghi, ad aver ammesso con alcuni dirigenti di Mediobanca di voler sostenere nuove aggregazioni. Il governatore vedrebbe con favore la nascita di tre grossi poli bancari italiani, ciascuno con una capitalizzazione da 50 miliardi circa che andrebbero ad affiancare Unicredit convolata a nozze con la tedesca Hvb.
Uno dei tre sarebbe il polo aggregante per le popolari, finite nel mirino di Bruxelles per il voto capitario. Solo dopo questo processo, secondo Draghi, le nostre banche sarebbero in grado di affrontare la competizione europea.
Domani intanto scatta l’Opa obbligatoria (26,5 euro per azione il prezzo proposto) con cui gli olandesi di Abn Amro puntano a raccogliere l’intero capitale di Antonveneta. È l’ultimo atto di un lungo assedio cominciato a marzo 2005 con il lancio della prima offerta di Amsterdam e proseguito con la battaglia ingaggiata dall’allora Bipielle (oggi Popolare Italiana) guidata da Gianpiero Fiorani. Uno scontro risoltosi poi con la resa di Lodi e le dimissioni di Fiorani (ancora in carcere) che hanno portato Divo Gronchi al vertice di Popolare Italiana cui ha impresso una severa pulizia di bilancio per chiudere con la precedente gestione. L’offerta di Abn, cui fa attualmente capo il 61,233% di Padova, terminerà il 31 marzo e appare di esito scontato.

Unica incognita sono le azioni di Emilio Gnutti, dei fratelli Lonati, di Ricucci e di Coppola ancora sotto sequestro dalla Procura di Milano e affidate al custode giudiziario Rimini: complessivamente il 14% del capitale.

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