Bancarotta e riciclaggio: arrestato il finanziere venuto dalla borgata

Bancarotta e riciclaggio: arrestato il finanziere venuto dalla borgata

Dalla Borgata Finocchio a Mediobanca. Per percorrere la strada che va dalla periferia di Roma al salotto buono per antonomasia della finanza italiana, Danilo Coppola ha impiegato una decina d’anni o poco più. In mezzo ha messo di tutto: una girandola infinita di immobili comprati e venduti, due scalate bancarie (a Bnl ed Antonveneta), l’acquisto di una delle più tradizionali società immobiliari, la torinese Ipi, già della Fiat e proprietaria del mitico Lingotto. Anche polemiche e accuse pesanti: riciclaggio di denaro sporco, legami con uomini della banda della Magliana, rapporti poco chiari con commercialisti calabresi in qualche modo collegabili al clan dei Piromalli.

Di tutto, appunto. Ma sempre troppo poco perché il giovane Coppola (40 anni il prossimo 25 maggio), corporatura minuta, pettinatura improbabile come la sintassi, si sia mai lasciato alle spalle anche per un minuto le sue radici della romana via della Bolognetta. Qui, in una casetta bifamiliare, stretta tra ferrovia e modeste palazzine, inizia l’attività il padre, Paolo, nato a Casablanca ma di origini trapanesi: villette, piccoli condomini costruiti sulla Casilina, al Tuscolano. Quanto basta per dare alla famiglia un ruolo di primo piano nella borgata. Ma i soldi non abbondano: una cronaca dell’Espresso racconta che ancora pochi anni fa mamma Francesca, calabrese di Cosenza, radunasse le amiche per inscatolare alici e arrotondare i bilanci.
Nel 1995 alla morte del papà per un infarto, Danilo schiaccia l’acceleratore e il giro d’affari cresce alla svelta. A dire la verità anche in questa fase gli incidenti di percorso non mancano. Cose curiose. Coppola prende una multa da qualche milione perché in uno dei suoi uffici il contatore dell’Enel risulta manomesso in modo da non pagare l’elettricità. Poi viene messo sotto accusa per aver sparato alcuni colpi di pistola in un luogo pubblico («per allontanare degli zingari che minacciavano la mia fidanzata», spiegherà). Gli ritirano il porto d’armi.

Lo sconosciuto immobiliarista esce allo scoperto per la prima volta acquistando l’hotel Daniel’s di via Frattina, a due passi da piazza di Spagna. È tra gli alberghi preferiti dalle modelle, inizia a frequentare l’ambiente, si fa fotografare con Valeria Mazza. Lascia gli amici della borgata (molti lavorano ancora con lui, qualcuno figura tra gli indagati di ieri) e compra una villa stile Hollywood a Grottaferrata, ai castelli romani.

In realtà, però, fino alla scalata a Banca nazionale del lavoro resta un signor nessuno. All’improvviso esce allo scoperto annunciando di avere in portafoglio una quota (arriverà fino al 4,9%) della banca romana. Agisce, come il rivale Stefano Ricucci (tra i due non c’è mai stata grande simpatia), attraverso società legate a Banca Intermobiliare. L’istituto è uno dei club più riservati della finanza sabauda. Fa capo a un gruppo di famiglie torinesi ed è intrecciato con gli affari di Carlo De Benedetti, fraterno amico di Giulio Segre (che delle banca è uno dei fondatori, oggi scomparso), della moglie Franca Bruna Segre, la presidente, e del figlio Massimo (nel cda). Anche per questo all’inizio in molti pensano che il mandante dei giovani immobiliaristi sia proprio l’Ingegnere. Con Bnl Coppola fa uno dei migliori affari della sua vita: ne esce con una plusvalenza da centinaia di milioni. E intanto partecipa al gioco che per un certo periodo arricchisce tutti o quasi gli operatori del settore: approfittando delle quotazioni in salita scambia con altri immobiliaristi palazzi a prezzi crescenti. Con le plusvalenze abbellisce i bilanci e ottiene altri crediti bancari.

È una specie di cuccagna: Coppola ha il 2% di Bim, partecipa al salvataggio della Roma calcio ed entra nel capitale, compra quasi il 4% di Mediobanca (poi ridurrà la quota), compra il 74% di Ipi. Intanto, però, arrivano le prime nubi: Guardia di Finanza e ufficio italiano cambi segnalano a Consob e Banca d’Italia che Coppola e uno dei suoi collaboratori, Andrea Raccis (anche lui sotto accusa), dal 2003 fanno continue operazioni in contanti, anche per 6/7 milioni di euro: da dove arrivano questi soldi? Raccis poi fa affari con tale Giampaolo Lucarelli, il cui nome è emerso nelle indagini sulla banda della Magliana. Il Sole 24 Ore segnala che uno degli amministratori delle società di Coppola, un commercialista di Palmi, figura in più di una inchiesta sulla ’ndrangheta. Non solo: anche l’indagine su Antonveneta è a un passo dal chiudersi e per Coppola potrebbe profilarsi un rinvio a giudizio. La scorsa settimana altre accuse da Torino: per risistemare i bilanci del gruppo Coppola avrebbe organizzato una finta vendita di alcuni immobili ad alcuni fondi lussemburghesi. Le imputazioni: falso in bilancio e aggiotaggio manipolativo e informativo. Tutte montature, contrattacca Coppola, frutto di una campagna dei giornali contro di lui. I giornali: è proprio questa la sua ultima passione.

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