nostro inviato a Londra
Dimenticatevi Sophie Marceau o Halle Berry. L’ultima bond girl è nata qui a Wimbledon in un pomeriggio pieno di sole e vento. Si chiama Marion Bartoli, non ha misure da cover girl (alta un metro 70, pesa 58 chili) e ieri ha spazzato via dal torneo Justine Henin, numero uno del mondo. Quando ha lasciato il campo, dopo essersi rimessa al collo il badge, ha lanciato un’occhiata lassù in tribuna dove ha visto la partita Pierce Brosnan, faccia e occhi da 007. «La sua presenza mi ha caricato, è il mio attore preferito ed è così bello che continuavo a guardarlo. Ecco, mi è sembrato un buon motivo per giocare il mio tennis migliore. Anzi, se puoi Pierce, torna a vedermi anche in finale che mi porti fortuna». Incollata al suo destino nel primo set, perso 6/1, Marion ha cominciato a incrinare le certezze della belga apparsa via via più scricciolo. Incassato il secondo set per 7/5, nel terzo ha annichilito 6/1 la Henin scampata per un pelo al cappotto. Se non è un miracolo, poco ci manca. Per capirci ecco come i giornali inglesi hanno descritto la Bartoli: «Ha fisico e movenze adatte più a raccogliere il riso, che a giocare a tennis. Ma riesce a compensare queste lacune con una grande intelligenza tattica». Perché Marion fin da bambina ha sempre pensato molto: nata nell’84 a Le Puy en Velay, nell’Auvergne, ha passato i primi 14 anni a prepararsi il futuro, ancora non sapeva se avrebbe fatto la tennista o la biologa, l’altra grande passione. Ha scelto la racchetta, si è messa nelle mani del padre e ha cominciato a risalire il fiume. «Questa finale è di tutte e due. È un grande allenatore e un grande padre». Tipo strano Walter Bartoli: di origine corse, ha fatto a pugni con la federazione francese che non lo riconosce quale allenatore di Marion e insomma le cose non sempre filano lisce. I due però sono inseparabili, con tutto il gruppo (la mamma Sofia è infermiera, il fratello Franck paracadutista dell’esercito) si sono trasferiti a Ginevra: «In Auvergne non c’era niente per allenarmi e poi sul lago fa meno freddo».
Oggi la ragazza che sveniva per Pete Sampras («ero l’unica a tifare per lui quando incontrava i francesi») esplora una nuova frontiera: nel giardino di Wimbledon l’aspetta Venus Wiliams (qui tre vittorie: 2000, 2001, 2005) che ha eliminato dal torneo Ana Ivanovic, l’ultima delle cover girl. Sarà molto più di una finale inedita visto che le due non si sono mai incrociate se non al ristorante. Giocata dalla numero 19 e dalla numero 31, sarà anche la finale di minor lignaggio nella storia di Wimbledon, almeno a dar retta alle classifiche. In ballo c’è un milione di euro, più o meno la metà per la perdente, e per la prima volta il montepremi sarà uguale a quello del torneo maschile. Dove sembrava tutto tranquillo e invece proprio in coda alla sorpresa Bartoli, Richard Gasquet, un altro francese, ha mandato all’aria i piani di Andy Roddick battuto in 5 set (4/6 4/6 7/6 7/6 8/6) ed è salito sul carro delle semifinali. Gasquet trova Federer e in tribuna è atteso Bjorn Borg che Roger vuole eguagliare nelle cinque vittorie sull’erba. L’altro posto in finale è un affare tra Nadal e Djokovic. Rafa ha riposato contro Berdych, tre set in poco più di due ore, mentre nei muscoli del serbo ci sono tutte le cinque ore passate sul campo numero uno in compagnia di Marcos Baghdatis. Se Djokovic ne ha ancora, per Rafa sarà molto più di una corrida.
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