Bastano 5 euro: arriva lo sballo low cost

Un’organizzazione fortissima, all’apparenza imbattibile. Talmente efficiente, operativa e dotata di canali di approvvigionamento così esclusivi da riuscire, dal 2007 a oggi, a soppiantare il primato dell’ndrangheta nel traffico di cocaina a Milano dove, ogni mese, era in grado di far arrivare anche 3mila chili di stupefacente e, comunque, non si attivava per meno di 230-250 chili alla volta. Sono perlopiù serbi, sloveni e montenegrini (manca all’appello però il cervello del gruppo, Darko Salic, che pare si nasconda proprio in Montenegro) i destinatari delle 105 ordinanze di custodia cautelare che, dopo tre anni d’indagini della sezione narcotici della squadra mobile di Milano e dell’Antimafia, hanno decapitato un’organizzazione criminale composta da varie cellule che operavano a 360 gradi, partendo dal contatto diretto con i narcotrafficanti in Sud America, arrivando al trasporto su navi nel Mediterraneo fino, grazie ad appartamenti e luoghi d’incontro che fungevano da punti d’appoggio, alla distribuzione «porta a porta» della droga in città attraverso corrieri muniti di grossi scooter e borsoni. Come ha sottolineato il pm Mario Venditti «la forza di questi serbi è stata quella di trasportare e consegnare la cocaina senza rischi e assumendosi ogni responsabilità». Anche se il loro dominio incontrastato nel traffico della cocaina a Milano e in tutto il nord Italia, ora che l’organizzazione è stata sgominata, ritornerà giocoforza di dominio assoluto delle n’drine calabresi. Un passaggio sgradevole ma fondamentale sul quale persino il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, presente ieri a Milano, ha preferito sorvolare.
La droga veniva caricata su motonavi e yacht in Sud America, tra Brasile e Argentina con la complicità dei marinai. I panetti da un chilo di cocaina erano rivestiti con palloncini colorati, uno dei comuni denominatori dei numerosi sequestri effettuati in tre anni dalla polizia milanese e che ha permesso di riconoscere i collegamenti tra le varie cellule. Giunta in Italia, la cocaina veniva scaricata in luoghi sicuri e stoccata, tra appartamenti e garage a disposizione dell’organizzazione, prevalentemente in Toscana, per poi essere spedita verso il nord. La cellula milanese, capeggiata dal 41enne serbo, Nenad Dumitrievic, e dal connazionale 56enne, Dejan Rakic, disponeva di cinque «soldati» più altri cinque complici attivi nella logistica, tra cui due donne, sei appartamenti e diversi box distribuiti in città. I corrieri uscivano di casa con i borsoni, li riempivano di decine di chili di cocaina e consegnavano il carico al domicilio degli spacciatori.

Una tecnica che andava avanti almeno dal 2007, quando la polizia milanese aveva avviato le operazioni «Maya», «Atropo», «Tenacia» e «Washington Dc», che con 42 arresti avevano fatto luce su alcuni gruppi di trafficanti italiani tra cui le famiglie Salvaggio, Desiderato e Bussetti, tutte legate alla criminalità calabrese.

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