Battaglia nell'Antartico: gli attivisti attaccano le baleniere con il burro rancido

Secondo il governo giaponese tre membri dell'equipaggio avrebbero riportato lesioni dopo essere stati colpiti da acido butirrico

Battaglia di quattro ore a colpi di burro rancido nell'oceano Antartico tra gli instancabili attivisti di «Sea Shepherd» e le baleniere giapponesi. Tre membri dell'equipaggio avrebbero riportato lesioni dopo essere stati colpiti, appunto, da acido butirrico (sostanza derivato dal burro rancido). Il funambolico Paul Watson, fondatore della «Sea Shepherd» e capitano della «Steve Irwin», ha confermato i fatti, negando però che ci siano stati feriti. Un attacco «irresponsabile e irrispettoso» per Glenn Inwood, portavoce del Japan Institute of Cetacean Research.
I fatti. L'attacco ieri mattina poco dopo le 9 al largo dell'oceano. Le due navi degli attivisti, la «Steve Irwin» e la «Bob Barker», si sono avvicinate alle quattro baleniere giapponesi che stavano per arpionare una balenottera. I «verdi» hanno tentato di bloccare le eliche delle navi con dei cavi d'acciaio. Ma secondo i giapponesi gli equipaggi della «Shonan Maru 2» e della «Nisshin Maru» sarebbero invece stati colpiti con laser, bombe fumogene e proiettili di vernice.
Si tratta del terzo scontro tra gli attivisti e i giapponesi. Il 6 gennaio una baleniera spezzò in due la futuristica e ultraveloce «Ady Gil», causandone l'affondamento. Cinque giorni fa, la «Bob Barker» e una baleniera si scontrarono senza causare feriti. A proposito: la balena alla fine è stata poi uccisa: tutto (quasi) inutile. Il Giappone continua la caccia ai cetacei, aggirando la moratoria della Commissione internazionale per le balene perchè - sostiene - si tratta di caccia per ragioni scientifiche. Due settimane fa l'Australia e la Nuova Zelanda avevano inaugurato la prima missione di ricerca scientifica non letale sulle balene.

Se riusciranno a provare che i campioni di tessuto prelevati senza ferire gli animali sono sufficienti allo studio degli animali, il Giappone potrebbe essere costretto a interrompere la pesca degli oltre mille esemplari l'anno uccisi in nome della ricerca scientifica. Diffaicile pensare a una simile rinuncia: la carne viene venduta a peso d'oro nei sushi bar giapponesi.

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