Berlusconi ora lancia l’allarme: «La manovra porterà recessione»

Berlusconi ora lancia l’allarme: «La manovra porterà recessione»

MilanoAlla fine, il processo finisce per diventare una noiosa parentesi. In aula, Silvio Berlusconi - imputato per corruzione dell’avvocato inglese David Mills, collegato in videoconferenza da Londra - fatica a nascondere l’insofferenza. «È una perdita di tempo», dice. Fuori, l’ex premier riattacca la spina. E ne ha per tutti. Dalla manovra del nuovo governo ai vecchi alleati, dal Pdl alle riforme, dalle frequenze tv alla figlia Marina, che «se scende in politica la tolgo dalla successione».
Capitolo Monti. Che fare? «Non ho mai parlato di staccare la spina», dice Berlusconi durante una pausa dell’udienza. E comunque, «non credo ci sia nessuno che possa fare una previsione sulla durata» del suo governo. Inizia prudente, l’ex premier. «Facciamogli gli auguri e lasciamolo lavorare». Poi carbura. La manovra? «Tutte le manovre hanno questo difetto: inducono alla recessione. Può darsi che si debba arrivare a una correttiva», però «il problema non è italiano ma europeo. Se non riusciamo ad avere una banca centrale che dia garanzie dei debiti sovrani non si riuscirà a risolvere questa crisi». E comunque, «con il mio governo siamo riusciti a tenere i conti in ordine senza imporre nuove tasse, soltanto con il taglio delle spese. Qui si è cambiata strada, si sono tagliate poche spese e si è proceduto nell’imposizione di nuove tasse».
C’è poi il capitolo delle frequenze, che potrebbero essere messe all’asta dal governo e non assegnate attraverso un beauty contest. Pessimista, il Cavaliere. «Non credo che ci sia nessuno interessato a un investimento per ottenere una frequenza. Auguro al governo di fare cassa, ma con il diffondersi delle frequenze, queste non hanno più valore: i costi per i loro contenuti superano grandemente i ritorni che si possono avere. Non ne ho parlato con qualcuno a Mediaset o in Rai. Sky ha detto di non essere interessata. Prevedo quindi non ci sia nessuno che possa portare dei fondi importanti».
Quando gli viene chiesto del Pdl, Berlusconi si dice «sereno». Liquida con un ironico «tanti auguri» l’ipotesi che l’ex ministro Giulio Tremonti costituisca un gruppo autonomo, mentre «non sono assolutamente preoccupato per la tenuta del Pdl», perché «credo che l’Italia abbia bisogno di un cambiamento generazionale e di veri lottatori che possano cambiare davvero l’architettura istituzionale», e Angelino Alfano sta «costruendo una squadra di persone della sua età». Il Cav stufo della ribalta? Non proprio, però «io lotto sempre e per me fare il presidente del Consiglio è sempre stato un sacrificio». E il Cav stufo di Bossi? «Siamo normalmente in contatto, abbiamo ottimi rapporti personali, l’alleanza è solida». Sì, ma balla un incontro che forse nessuno ha troppa voglia di fare. «Su queste cose devo fare il politico - glissa - è opportuno il silenzio».
Nello spazio di una rassegna totale sulla politica, c’è poi il dettaglio del processo. Ci sono quei 600mila dollari che - secondo la Procura - l’ex premier avrebbe versato a Mills in cambio di una testimonianza reticente davanti ai pm che indagavano sulle società off shore di Fininvest. Da Londra, Mills spiega di aver ricevuto quel denaro dall’armatore Diego Attanasio e non da Berlusconi, nonostante una sentenza passata in giudicato - ma prescritta - dica il contrario. Il Cavaliere, fuori dall’aula, spiega che «lui (Mills, ndr) ha affermato di avermi incontrato nel luglio ’95 ma io non mi ricordo di questo incontro». Al limite, «è possibile che mi sia fermato due o tre minuti a parlare con lui di trust, un argomento interessante che ho sempre considerato come un fatto da introdurre in Italia».

Ad ogni modo, insiste, il processo «è una perdita di tempo, è una favola inventata su qualcosa che non esiste. Sono indignato, e lo sono anche i contribuenti». Un pensiero - e come no - va anche ai pm. «La sovranità non spetta al popolo che la trasmette al Parlamento, ma è gestita da Magistratura democratica».

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