Bersani ai cancelli Fiat: "C'è un'aria nuova"

Il segretario del Pd davanti a Mirafiori tra operai e impiegati: "La crisi è ancora lunga, bisogna pensare al lavoro". Poi torna ad attaccare Berlusconi: "E' nervoso. Questo governo fa poco e mantiene poche promesse". Poi la previsione: "Alle Regionali usciremo dalla riserva indiana" 

Bersani ai cancelli Fiat: "C'è un'aria nuova"

Torino - "Sono andato ai cancelli perché finalmente si parli di chi si alza alle 5, prende 1250 euro al mese e rischia la cassa integrazione", dice il segretario del Pd Bersani chiudendo la campagna elettorale, insieme a Mercedes Bresso, a Torino: piazza Villari nel cuore di Madonna di Campagna, zona di periferia dove il Pci prendeva più del 60 per cento ma alle ultime elezioni il Pd ha regalato voti alla Lega e all'astensione. E' la fine di una giornata iniziata ll'alaba, davanti alla Fiat. Da questi simboli Bersani parte per mandare "una brusca lettera" alla maggioranza, non la spallata ma un avviso di sfratto in vista del 2013. Una sfida che si giocherà in due regioni-chiave, il Piemonte ed il Lazio, dove i sondaggi fanno capire che finirà al fotofinish. "C'é un'inversione di tendenza, l'aria è cambiata, Berlusconi è nervoso e non sorride più", è l'ottimismo del leader Pd che negli ultimi due giorni ha attraversato in lungo e in largo la Liguria e il Piemonte.

Con gli operai Fiat Con gli operai che finiscono il turno di notte: Pierluigi Bersani le tenta tutte per far parlare il suo Pd anche alla pancia del Paese. Quella che, negli ultimi anni, gli ha sempre voltato le spalle. Parla di crisi economica, soprattutto. "Non è finita, ne abbiamo ancora un bel pezzo davanti e spero che dopo le elezioni arrivi un segnale affinché si parli di problemi veri, ne abbiamo un sacco".

Fine campagna "Abbiamo voluto - ha spiegato Bersani - chiudere qui la campagna elettorale per segnalare cosa abbiamo fatto: non c'é stato luogo, città, regione nella quale non siamo andati, ogni giorno, davanti a una fabbrica, in un quartiere popolare, a incontri con i lavoratori perché voglio che il lavoro torni al centro della nostra discussione pubblica. La crisi non è passata - ha aggiunto Bersani - oggi siamo davanti a una grande fabbrica ma potremmo essere davanti a laboratori artigianali, aziende agricole: dobbiamo reagire con una politica economica che dia un po' di lavoro, bisogna fare investimenti, mettere un po' di soldi in tasca alla gente che ha bisogno di consumare perché i consumi sono troppo bassi, occorre che ci occupiamo della vita reale della gente".

Tavolo con l'azienda Sulla Fiat "il governo ha perso autorevolezza in modo evidente, c'é stato il pasticcio degli incentivi, ma adesso va convocato un tavolo al quale portare l'azienda e i sindacati". Così il segretario del Pd da Mirafiori. "Il caso della Fiat non è il solo, perché ce ne sono ovunque in giro per l'Italia, - ha precisato Bersani - ci sono mille problemi dovuti all'incuria. Di certo, il rapporto della Fiat con il Paese va discusso, non possiamo accettare che l'Italia diventi la cenerentola nell'automotive. Marchionne ha smentito i tagli, bisogna verificare, sollecitare una discussione chiara e trasparente, non si può accettare una situazione nella quale la Fiat presenta un piano, il 21 aprile, e il governo non ne sa niente".

Berlusconi nervoso Berlusconi "é nervoso perché percepisce un problema e cerca di scansarlo, ha difficoltà a parlare davvero di quel che ha fatto il governo del 'fare'" ha insitito il segretario del Pd. "Berlusconi ha difficoltà a rispondere, si fa presto a dire 'governo del fare', ma precisamente cosa si è fatto? - ha detto Bersani - Ed è nervoso perché fino a un paio di mesi fa pensava che saremmo stati all'angolo, confinati in una riserva indiana di 3-4 Regioni e che per tre anni avrebbe avuto delle praterie davanti, ma le cose non stanno così. E alle Regionali mi aspetto un'inversione di tendenza". 

Promesse mancate Berlusconi "ha evitato il confronto per non parlare delle promesse fatte che non sono venute. Bisogna - ha detto - che ci occupiamo dei problemi della gente e non sempre della magistratura, delle televisioni, delle ossessioni del nostro premier.

C'é - ha affermato il leader del Pd - chi ha affrontato questi temi reali e chi non l'ha fatto perché non ha voglia di pagare dazio, vuole, invece, buttare la questione sul confronto ideologico perché sa bene i miracoli che ha promesso non si è realizzato, perché la gente ha percepito che quello che si è fatto fino a qui non basta".

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