Bersani e un Paese surreale

Samuele Bersani ha quarant’anni. Il ragazzino che incantava il pubblico di Lucio Dalla, cantando Il mostro in apertura dei suoi concerti, è diventato uno dei cantautori più raffinati e sensibili della scena musicale. Uno che scrive solo quando ha realmente qualcosa da dire, quando ha nuove canzoni e nuove storie da raccontare. Bersani arriva stasera al Parco della Musica, per presentare Manifesto abusivo. E ancora una volta si tratta di un lavoro in cui il cantautore romagnolo lascia emergere la sua vena ironica e malinconica. E se diciotto anni fa la bilancia pendeva dalla parte dell’ironia, oggi va nel senso opposto. Dodici canzoni che mostrano un osservatore perplesso, amareggiato dall’involuzione della società, dallo strapotere del reality e del televoto. Non è un caso che abbia pubblicato un singolo illuminante qual è Pesce d’aprile, che disegna una realtà surreale (immaginando «un ostello a Guantanamo», «le terme a Chernobyl», «Hiroshima a pagamento come Disneyland») ma poi neanche così lontana da quella che si affronta quotidianamente, in cui tutto, pian piano, diventa accettabile e digeribile. A pensarci bene, è l’evoluzione di un pensiero che già nel 2003 faceva capolino tra i versi di Cattiva («Chiedi un autografo all’assassino, guarda il colpevole da vicino, e approfitta finché resta dov’é, toccagli la gamba, fagli una domanda»), mostrando un autore stupito dalla spettacolarizzazione del crimine, giustamente infastidito dalla morbosità della televisione schiava dell’audience. Quasi tutte le canzoni del nuovo album sono scritte con Giampiero Grani e Davide Beatino, autori delle musiche. In un paio di casi, sono nate in collaborazione con colleghi illustri del mondo musicale: è il caso di Ferragosto, originariamente affidata a Sergio Cammariere e ora riproposta su Manifesto abusivo, e di un’altra perla disponibile in esclusiva per chi scarica il disco da iTunes. Si chiama Il bombarolo ed è naturalmente la canzone di Fabrizio De André, incisa con il prezioso accompagnamento di Stefano Bollani al pianoforte.
Tornando all’appuntamento di stasera all’Auditorium (già sold out), Bersani naturalmente proporrà una ricca selezione di brani del nuovo album, non rinunciando però a pescare nella sua produzione classica, regalando ai fan i brani più noti del suo repertorio. E in alcuni casi lo farà dando alle canzoni una nuova veste, come nel caso di Replay, che sarà cantata con il solo accompagnamento di pianoforte, o di Occhiali rotti, arricchita dal suono di un ukulele. Il cantautore riminese rinuncerà anche a qualcuno dei suoi lunghi e divertenti monologhi, pur di dare spazio a un maggior numero di canzoni. D’altronde in quasi vent’anni di carriera Bersani ha scritto tanti brani rimasti nel cuore degli ascoltatori. Si sa, in concerto non è mai facile accontentare tutti e c’è sempre qualcuno pronto a reclamare questo o quel classico.

Pare che proprio Il mostro sia una delle canzoni che hanno perso il posto in scaletta, in favore di pezzi che magari non venivano proposti dal vivo da molti anni. Ma è anche probabile che di fronte a richieste insistenti Bersani si metta al pianoforte e la suoni per il pubblico dell’Auditorium.

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