Torino - Ha vinto la Juve sbagliata, quella che sta a Palermo: Miccoli, Balzaretti, Nocerino, Cassani (stava nel settore giovanile) e Lanzafame, che sedeva in tribuna. Se la gode l’allenatore giusto: non è un caso se Davide Ballardini ha ottenuto risultati a Cagliari ed ora li sta trovando a Palermo. La faccia di Claudio Ranieri dice il resto: neppure facesse la veglia al caro estinto. Il caro estinto è la Juve sua, che non sembra essere quella dei tifosi: fischi e critiche, disapprovazioni e mugugni stanno punteggiando le settimane di un allenatore messo sulla graticola e di questa squadra partita con gran rombare di motori ed ora finita in panne. Insieme al Napoli era l’unica a non aver ancora perso e ieri ha smentito la statistica. Contro il Palermo non perdeva da 46 anni a Torino (4-2 nel 1962) e ieri ha messo rimedio. L’occasione voleva il gol del buon ricordo di Fabrizio Miccoli e la difesa bianconera non se l’è fatto mancare. Serviva convincere che Giovinco è un bel gingillino ed è bastato Liverani per mettergli la mano sulla crapa e dirgli: ragazzo, ripassa alla prossima. Serviva dimostrare che questa squadra per ora è un’incompiuta? E Ranieri ha messo in campo la formazione voluta da media e tifosi ed ha fatto toccare a tutti con mano: manca un uomo che organizzi il gioco, non bastano tre body guard per ispirare gli attaccanti. Ci vuole qualcuno che abbia testa e piede. E alla Juve manca sempre qualcosa.
Non è chiaro se sia più in crisi la Juve (due pari e una sconfitta nelle ultime tre di campionato più lo scampato pericolo di Minsk) o il suo allenatore. C’è un giornale che mi fa la guerra, ha raccontato lui. Ma, visto come giocano, anche certi calciatori. E non per volontà loro: e qui sta il peggio. Bisogna stare uniti, raccontano Cobolli Gigli e Del Piero, sapendo come finiscono certe bevute: di gol ovviamente. Ieri sono stati due, uno più devastante dell’altro. La Juve non è riuscita a proporre uno straccio di manovra offensiva che avesse faccia per far paura. Del Piero ha calibrato il piede e rimediato con l’arte sua, dimostrando che a Torino c’è qualunquismo galoppante: non basta cacciarlo in panchina per migliorare il gioco della squadra. E le reti non vengono per grazia divina. La Juve non sa più conquistarsi i gol (in campionato non è mai andata oltre uno a partita), comincia a vacillare in difesa dove la presenza di Buffon può rassicurare ma non garantire l’immunità.
Il mercato estivo sta mostrando le crepe: Poulsen serve, ma non per fare vincere gli scudetti. Ranieri (ma non solo lui) ha sbagliato ancora la valutazione degli uomini del centrocampo: l’anno passato Tiago e Almiron furono inutili, quest’anno manca qualità. Sissoko e Poulsen sono costati venti milioni. Liverani sarebbe costato meno e ieri ha dimostrato come si gestisce il centrocampo. C’è una strana sfiducia intorno alla Juve, si respira anche allo stadio. Strano, perché l’anno scorso il tempo ha lavorato per l’allenatore e la squadra. Certo, il Palermo ha fatto lezione di buon calcio. Miccoli ha lasciato il campo dopo un gol e una risatina maligna verso gli ultrà. Nocerino se la sarà goduta vedendo l’affannarsi del danese che l’ha sostituito.
La Juve ieri non è mai stata in grado di vincere, ma ha fatto di tutto per perdere.
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