Bisogna rinforzare il centrocampo e dimenticarsi per un po’ delle figurine

Quando un allenatore si trova nella situazione di Ancelotti, le soluzioni sono tre.
A) Dimettersi o farsi licenziare. Comunque cambiare aria. Soprattutto per non subire attribuzioni di colpa ingiuste.
B) Non guardare ai nomi, ma solo ai fatti: dunque mettere in panchina palle al piede o palloni d’oro, valutare le necessità di squadra e affidarsi a moduli e giocatori che l’aiutino a far passare la nuttata, senza badare all’estetica o al voler di marketing.
C) Chiedere altri giocatori, utili e necessari alla causa. Si tratti anche di medianacci o terzinacci. Scartata la terza ipotesi per ovvie ragioni (il mercato è chiuso. Il Milan, ma soprattutto il Milan, è convinto d’aver compiuto un mercato da re), meglio puntare su quelle più praticabili. Tenendo la prima come ultima chance, meglio concentrarsi sulla seconda. Il Milan ha tre difetti capitali: scarsa condizione fisica (problema di tante squadre), l’incapacità mentale di molti giocatori di proporsi negli spazi e di correre per ricevere palloni: tutti li vogliono sui piedi e da fermi. Infine l’incapacità del centrocampo di sorreggere l’attacco e di coprire la difesa, dunque squadra sempre divisa in due e annegamento certo. Come dimostrano i risultati. Ecco perché, per qualche tempo, sarebbe meglio affidarsi a un centrocampo supercorazzato (ideali sei giocatori, considerando uno dei terzini) e dimenticare l’album panini dell’attacco. Tanto anche i gol non sono arrivati.

Certo, servirebbero giocatori poco logori: in questo momento Pirlo non sembra di razza, come non ne avesse più, Gattuso sta male ed è prosciugato, Ambrosini e Flamini da soli non reggono. Allora? Bisognerebbe imparare dal rugby: pacchetto di mischia, tutti a testuggine, in attesa che la squadra ritrovi un gioco corale e le stelle si facciano un esame di coscienza.

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