Blitz segnaletico, spariti i nomi italiani

Pulizia toponomastico-linguistica nei cartelli montani dell’Alto Adige. Riuscirà a orientarsi solo chi ha una guida in tedesco

Leo Caravelli

da Bolzano

Disorientati nel senso stretto della parola, le centinaia di turisti italiani che in questi giorni, nonostante il tempo poco favorevole, attraverso il Parco Nazionale dello Stelvio, approdano nella parte che ricade sotto la provincia di Bolzano: qui infatti si sono trovati di fronte a cartelli e segnavia nuovi di zecca, in sostituzione dei precedenti usurati dal tempo, con nomi e indicazioni scritti nella sola lingua tedesca, anziché nelle due lingue. Una chiara violazione delle norme dello Statuto speciale di autonomia dell'Alto Adige che prescrive l'uso paritario di entrambe le lingue «ufficiali» italiano e tedesco, in tutti gli atti, luoghi ed edifici pubblici.
Protagonista del colpo di mano è Alpenverein Suedtirol, (Avs) cioè l'omologo sudtirolese del Cai, Club Alpino italiano. Ma l’operazione di «pulizia toponomastico-linguistica» tentata dall'Avs è soltanto l'ultimo capitolo di una guerra lenta, silenziosa, ma inesorabile condotta ai vertici del sodalizio alpinistico di lingua tedesca contro tutti i nomi di città paesi, frazioni,fiumi e valli italiani della provincia di Bolzano. Motivo: eliminare quelli che secondo questi «patrioti montanari» rappresenterebbero gli ultimi residui del fascismo, cioè gli 8mila toponimi italiani introdotti durante il ventennio dal senatore Ettore Tolomei oltre 80 anni fa, (assolvendone solo circa 200 riconosciuti storicamente radicati) per consentire agli italiani immigrati nei primi anni Venti, di poter identificare nella loro lingua città, monti e valli della regione Trentino Alto Adige, staccata dall'Austria e annessa da pochi anni all'Italia. Alcune frange oltranziste (che militano anche nel partito dominante della Suedtiroler Volkspartei) però, nonostante gli accordi contenuti nell'ampia autonomia concessa alla Provincia di Bolzano, non hanno mai accettato, l'uso di questi nomi peraltro radicati nell'uso della popolazione italiana (meno di due terzi del totale di 460mila abitanti) giunta ormai alla quarta generazione.
L'inizio dell'operazione «pulizia» risale a qualche anno fa, quando la Giunta provinciale di Bolzano affidò a Cai e Alpenverein la manutenzione dei circa 20mila chilometri di sentieri montani, compresa la segnaletica, stanziando i fondi pubblici necessari. I due sodalizi si accordarono con patto fra gentiluomini, di suddividersi il compito (circa due terzi all'Avs e un terzo al Cai) impegnandosi a salvaguardare il bilinguismo. Da allora, mentre il Cai rispettava scrupolosamente l'accordo, l'Avs iniziava la silenziosa opera di «pulizia», cancellando perfino nomi storicamente ineccepibili a cominciare dalle città come Bolzano, Merano, Bressanone e montagne Ortles, Cevedale e così via, al punto che oggi come oggi la segnaletica bilingue sui sentieri è limitata alle zone turistiche più frequentate dai turisti italiana come le valli ladine di Gardena, Badia, Alta Pusteria, l'Altopiano di Siusi e poche altre.
Così da un giorno all'altro i turisti provenienti dalle «fette» di Parco appartenenti alla Regione Lombardia (Sondrio) e al Trentino, o in soggiorno in Alto Adige si sono trovati di punto in bianco tabelle con nomi quali Zufrittspitze, Langsee, Hoechsterhuette, Gleck, Eggenspitz, non rintracciabili sulle cartine in loro possesso, dove sono segnati invece nell'ordine Giovaretto, Lago Pesce, Rifugio Canziani (del Cai Milano), Collecchio, Cime Sternai, Ultimo e così via, al punto da rischiare di perdersi.
Quando la notizia si è diffusa si è levata immediata la protesta del presidente del Cai Alto Adige Fanco Capraro che da anni denuncia, nell'indifferenza dei rappresentanti politici locali, soprattutto del centro sinistra, alleati in Giunta con la Svp, l'azione arbitraria dell'Alpenverein condotta con l'appoggio di altre associazioni «patriottiche» estremiste, fra cui le compagnie degli Schuetzen, autrici fra l'altro, sempre con danaro pubblico, di libelli e carte topografiche contro la toponomastica italiana.
Alla protesta del Cai si è aggiunta quella del neo parlamentare altoatesino di An Giorgio Holzmann che ha presentato un'interrogazione al ministro per le Regioni Linda Lanzillota chiedendo quali iniziative intende assumere per garantire il rispetto dello Statuto di autonomia. In seconda battuta sono arrivate anche le proteste del segretario provinciale della «Margherita» Roberto Bizzo e dei Ds Christian Tommasini a nome dell'Ulivo, alleati della Svp. Quest'ultima, di fronte alle ricorrenti proteste del passato, per bocca del presidente della Provincia Autonoma Luis Durnwalder, si è sempre trincerata dietro una singolare quanto speciosa giustificazione: l'Avs è un sodalizio privato e come tale non sarebbe tenuto a rispettare il bilinguismo. Eppure usa danaro pubblico stanziato dalla stessa amministrazione che ne prende le distanze.


Di fronte all'ondata di proteste, pare che direttore del Parco, il sudtirolese Wolfgang Platter abbia ordinato il «congelamento» dell'operazione che i dirigenti dell'Alpenverein avevano giustificato con la motivazione che «sulle tabelle non c'è spazio sufficiente per doppie denominazioni».

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