Il blues della dolce Mancuso che si allena facendo shopping

È la regina del gigante. Tutti la adorano, lei disegna lingerie. Il suo tecnico: «Quando scia non fa rumore»

Maria Rosa Quario

da Sestriere

Il dopo conferenza è stato un via vai agitato fra taccuini e appunti, «ma tu ci hai capito qualcosa? ma cosa ha detto?». Problemi di lingua, certo, perché Julia Mancuso nonostante il nome è una «pure californian girl» e miagola, non parla. Ma il problema, ieri, era soprattutto un altro: come si potevano ascoltare le parole di Julia se si era rapiti dalle sue movenze, dal suo balletto sulla seggiola, dai suoi ammiccamenti, dai suoi sguardi malandrini? Altro che commenti sulla vittoria, a tutti interessava sapere dove avrebbe passato la serata, tanto più dopo la notizia che Stevan Nyman, il discesista americano più invidiato del circuito in quanto suo fidanzato, è già tornato negli States.
L’avrete già capito: oltre che brava, molto brava visto che ha vinto l’oro olimpico in gigante, Julia Mancuso è anche bella, molto bella. E in un mondo come quello dello sci che non ha grandi miss da offrire, Julia spicca. E spopola. Brava, bella, ma non è ancora finita. Julia è anche simpatica, divertente, piena di vita e di idee un po’ pazze, come quella di andare ad una stazione di servizio con la sua amica Resi Stiegler (quella che in slalom gareggia con le orecchiette sul casco, mentre Julia preferisce la corona da regina), rubare due camere d’aria, andare da un gommista a farsele gonfiare per poi buttarsi giù per il fiume, temperatura dell’acqua 5°, a cavalcioni dell’improbabile gommone. Quando è successo tutto ciò? A Soelden, fine ottobre, vigilia del primo gigante della stagione, chiuso da Julia al 21° posto, con un bel raffreddore e un gran sorriso: «Andrà meglio la prossima!».
Vi immaginate una così nella squadra austriaca o italiana o svizzera? L’avrebbero mandata a casa dopo una settimana, altro che rafting fai da te e coroncine e balletti e ammiccamenti. Ma da ieri Julia è la nuova campionessa olimpica e molti pagherebbero per averla in squadra.
La Mancuso, che compirà 22 anni a marzo, non ha mai vinto in coppa, ma chi bazzica da anni nel circuito sa bene che il suo oro non è una sorpresa, semmai la sorpresa è che abbia tardato tanto a battere tutte. Pluricampionessa del mondo juniores, Julia è arrivata in coppa del mondo con queste referenze: «È un gioiello, un talento portentoso, quando scende non fa rumore perché accarezza la neve senza fare attriti, è sciolta e coraggiosa, diventerà la numero 1». Parole di George Capaul, l’allenatore che l’ha scoperta e lanciata e che ieri ha assistito al suo trionfo da una carrozzella, sulla quale è bloccato da anni per un ictus. Forse Julia non diventerà mai la numero 1, nella sua vita ci sono troppe altre cose oltre allo sci, a cominciare dalla passione per la pittura (adora Salvador Dalí), per la moda (si è disegnata una collezione di biancheria intima, qualcuno le ha già proposto di sfilare in prima persona), e per tutti gli sport acquatici, kite surf e surf da onda in particolare: «Sono una donna che ama la natura e i suoi doni, l’acqua e la neve. Nei giorni di brutto tempo mi sembra di tornare bambina, quando sciavo sempre in neve fresca, è stato bello vincere sotto la nevicata».
Negli ultimi anni, Julia Mancuso si è preparata atleticamente con l’uomo che segue anche Hermann Maier e qualcuno storcerà il naso, ma basta guardare il suo fisico e la sua sciata per capire che i sospetti è meglio lasciarli altrove. Julia alla sera di vigilia ha tirato tardi guardando il pattinaggio in televisione e mangiando schifezze: «Non è stato il giusto approccio alla gara, così al mattino mi sono detta che era bene fare qualcosa di buono per riscattarmi».

Scontata la risposta su cosa farà dei soldi guadagnati: «Shopping! Adoro spendere soldi in vestiti, adoro i jeans, ne comprerei a migliaia». Un paio anche per lo skiman italiano Andrea Vianello, che ieri ha perso la scommessa fatta fra le due manche: se vinci scendo per la pista in mutande. Lo ha fatto, nel gelo sotto la neve.

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