Il gioco è sempre quello: nessuno sa niente di cosa succede sui mercati finanziari. Nemmeno Powell, il capo della FED. E quello che è successo venerdì 1 settembre lo testimonia. Questa è la ragione per cui prendo sempre con le molle quello che gli altri prendono come il vangelo ovvero lo story telling dei media sui diversi appuntamenti della politica monetaria. Due settimane fa Powell parlava e sembrava che dovesse rovesciarsi il mondo. In realtà – riassumo il Tomasini pensiero – Powell delle tre l’una:
Non sa niente di cosa succede in futuro
Lo sa ma non lo vuole dire
Non sa niente ma fa finta di sapere tutto (come i carabinieri quando ti dicono “noi sappiamo tutto di te, parla !” in realtà non sanno niente
Che sia il punto 3 quello più verosimile lo conferma il fatto che venerdì i dati sulla disoccupazione hanno mostrato una economica USA in fase di riflessione.
Assunzioni rallentate e disoccupazione in aumento: l'estate porta venti di cambiamento nel mercato del lavoro, mettendo in luce l'effetto di raffreddamento dei tassi di interesse così elevati negli USA. I dati del rapporto sull'occupazione di venerdì confermano infatti che il comportamento della Federal Reserve è in linea con il mantenere invariati i tassi nel suo prossimo incontro di questo mese di settembre 2023. Tuttavia, la questione se incrementare ulteriormente i tassi a novembre o dicembre 2023 rimane un tema di acceso dibattito. Nel frattempo, altri indicatori economici dipingono un quadro più roseo: la spesa dei consumatori è in forte crescita estiva e l'inflazione mostra segni di mitigazione.
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Un balzo nella spesa dei consumatori a luglio e pressioni sui prezzi che si sono dimostrate finora ancora contenute: questo il quadro ufficiale dipinto dal Dipartimento del Commercio all'inizio di questa settimana. Questa forte propensione alla spesa sta spingendo gli economisti a rivedere al rialzo le previsioni di crescita per il terzo trimestre. S&P Global Market Intelligence ha stimato venerdì che l'economia è in pista per una crescita annuale del 4% in questo trimestre, un ritmo decisamente più sostenuto rispetto al 2,1% registrato nel secondo trimestre.
Negli ultimi mesi sempre più economisti sono convinti del soft landing ovvero che se ci sarà un recessione gli effetti non saranno devastanti anzi forse non ci sarà nemmeno una recessione. E se anche Powell non è mai stato pronto ad usare la parola “ottimismo” nelle conferenze stampa possiamo dire che sicuramente tutti pensano a quella parola quando ancora la recessione, dopo averla annunciata per ormai 2 anni, non si vede ancora.
Morale: abituiamoci a tassi elevati ancora per lungo tempo, sicuramente una ricetta non ottimale per il mercato azionario.
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Questo è quello che conta per noi trader perché dobbiamo sperare che i profitti delle aziende e la crescita del PIL facciano da contraltare a tassi che ormai stanno andando oltre a quella misura che sia normalmente sopportabile per una economia senza pagare pegno.
Scrivevamo all’inizio che forse nemmeno Powell sa come andranno le cose e quindi l’unica certezza è l’incertezza. Come dice Aswath Damodaran un analista non deve avere paura di sbagliare perché tutti sbagliano in questo mestiere quello che conta è sbagliare meno volte degli altri.
L’analisi tecnica dell’SP500 è abbastanza semplice: abbiamo avuto la fuoriuscita da un canale rialzista molto ben impostato e ora abbiamo il ritracciamento verso l’alto dopo un doppio minimo da manuale (le 2 linee curve nel grafico di colore blu), ritracciamento che sembra si stia esaurendo proprio contro il precedente supporto del canale ora diventato resistenza. E’ evidente che se avremo una prosecuzione del rialzo con il reinserimento del movimento all’interno del canale passerà la paura del ribasso, mentre se i manuali di analisi tecnica ci dicono ancora qualcosa allora una discesa certificherà la definitiva impostazione ribassista nel breve periodo.
Il mercato azionario italiano manco ad analizzarlo perché segue a simpatia quello USA e quindi rassegniamoci.
E se non lo sa Powell cosa succederà domani nemmeno Tomasini può soddisfare
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