
C’è chi a Pasqua apre l’uovo e chi riapre l’hotel. Il Signum, rifugio eoliano della famiglia Caruso a Salina, ha spalancato le sue porte l’11 aprile, inaugurando la stagione 2025 con la consueta miscela di relax, vedute da cartolina e cucina stellata.
Il Signum, per chi non lo sapesse (e per chi finge di non saperlo), è un hotel diffuso che sembra uscito da un sogno mediterraneo: trenta camere in stile eoliano sparse tra bouganville e scorci su un mare che non ha bisogno di filtri. C’è la piscina, c’è una spa decisamente minimalista, ma soprattutto c’è un ristorante con una stella Michelin, capitanato da Martina Caruso, enfant prodige della cucina isolana e volto simbolo del progetto.
Martina è giovane, premiata, e quest’anno torna al comando con una brigata quasi tutta al femminile – 10 donne su 13 in cucina – un dato che farebbe notizia in qualsiasi ristorante, figuriamoci su un’isola dove il silenzio è spesso interrotto più dalle cicale che dalle voci. Non è solo questione di quote rosa, ma di curriculum: “Molti i curriculum di donne arrivati al Signum”, ci dicono, quasi a voler sottolineare che sì, Martina fa scuola. Un effetto calamita che pare parlare da sé: “Un modello da seguire, in un contesto non semplice ma foriero di soddisfazioni straordinarie”. Insomma, la vita non sarà semplice a Salina, ma se scegli di restare, qualcosa di buono succede.

Il fratello Luca, invece, fa da direttore d’orchestra. Custode è anima dell’hotel, il suo compito è quello di far funzionare l’intero meccanismo con quella cura tutta isolana che ti fa sentire a casa, ma con i servizi di un cinque stelle eoliano. Nessuna rivoluzione annunciata, ma il solito mix tra ospitalità e benessere di casa, dove ogni dettaglio ha il suo posto e ogni ospite il suo momento di gloria – possibilmente con vista mare.
Per i primi temerari della stagione – quelli che non aspettano luglio per mettersi in costume – i Caruso hanno messo insieme qualche pacchetto speciale. Il primo si chiama Pasqua al Signum e, come da programma, include tre notti, pranzo pasquale e accesso alla Spa. Il secondo, Signum 25, è un benvenuto in salsa gourmet per chi si affaccia in primavera, mentre il terzo, Spring Break, è pensato per chi sogna un’isola senza la folla: due notti, tariffe dedicate e l’illusione di essere naufragati nel posto giusto.

Quanto alla cucina, il cuore del Signum, Martina Caruso ha scelto di ripartire con tre menu degustazione. C’è Sigillo, 9 (ma anche 12) portate tra mare e terra, dove sfilano i piatti storici della casa; c’è Oltremare, otto portate solo di pesce – compreso quello “frollato”, che non è un errore di frigo ma una tecnica che la chef porta avanti con orgoglio; e c’è Radici, la versione vegetale, sette portate a base di erbe, agrumi e ortaggi, per chi vuole sentire il respiro verde dell’isola senza intermediari.
Sostenibilità, naturalmente, è la parola chiave: non tanto come bandiera da sventolare, quanto come pratica quotidiana. Il Signum la dichiara valore fondante, come se la natura stessa dell’isola avesse messo il timbro su ogni piatto, ogni camera, ogni scelta. Del resto, il nome del menu principale – “Sigillo” – sembra riassumere tutto: una firma, un marchio, un’impronta che resta.

In definitiva, il Signum non cambia pelle, ma si affina.
La primavera è il momento giusto per viverlo senza troppe pressioni da alta stagione, magari scoprendo quell’altra Salina che si nasconde tra le righe dei depliant: meno mondana, più sincera. Il resto lo fanno la cucina, l’ospitalità e una famiglia che di questo posto non si è mai stancata. E che, a quanto pare, continua a credere che anche un piccolo hotel tra le rocce possa raccontare qualcosa di grande.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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