
Il buonumore è durato lo spazio di un mattino. Letteralmente. Mentre nel pomeriggio di ieri le Borse europee stavano violentemente rimbalzando (Milano ha visto un picco del 7% per poi chiudere in progresso del 4,7%) di rimando alla netta inversione di Wall Street avvenuta mercoledì dopo l'ennesima giravolta di Trump sul fronte dazi, in prima serata l'indice Dow Jones era tornato sui suoi passi con un secco -4%. E a quanto è dato capire, il cambio di umore è solo in parte legato al nuovo rialzo al 145% dei dazi imposti alla Cina; il fatto è che ormai l'élite finanziaria americana non crede più alle parole del suo presidente. Non comprende, per esempio, fino a che punto intende tirare la corda con Pechino sapendo che l'apparato di Xi Jinping, nel mentre fa sapere di essere disponibile a valutare compensazioni ragionevoli, d'altra parte ha cominciato a dare segni di nervosismo. Se a ciò aggiungiamo che rotture in Borsa del 10 e persino del 20% non si sanano in pochi giorni, ben si comprende perché di fronte all'escalation dello scontro tra le due più grandi economie del pianeta gli indici tornano a cadere. E cadranno ancora di più se Pechino decide di accelerare su un fronte che potrebbe creare seri problemi all'intera economia mondiale: la svalutazione dello yuan. I segnali sono già visibili, ieri la valuta cinese ha toccato il valore più basso degli ultimi 17 anni nei confronti del dollaro, una frenata che dura da una settimana. Un calo ulteriore potrebbe vanificare l'effetto dei dazi. Fatalmente il riposizionamento delle due divise allargherebbe la collisione trascinando al ribasso altre monete, con potenziali conseguenze su inflazione, investimenti, salari. Naturalmente anche la Cina avrebbe di che soffrire perché nel mentre le sue esportazioni ne avrebbero beneficio, assisterebbe a una fuga disordinata dei capitali esteri che hanno investito nel Paese.
Per questo finora gli investitori internazionali consideravano l'ipotesi improbabile, puntando invece sui danni che Pechino può procurare al debito americano manovrando la leva dei T-bond, visto che potrebbe decidere - come ha già fatto di recente - di non sottoscrivere i titoli in scadenza. Non resta che attendere di conoscere il punto di rottura di questo braccio di ferro planetario. E fino ad allora si ballerà.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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