Milano - Il primo verdetto che conta sulla sorte di Telecom Italia, come sempre avviene in questi casi, è arrivato dal mercato: in presenza dell’offerta di At&t e America Movil, che valuta i titoli 2,82 euro (2,92 con le cedole), la Borsa ha premiato le azioni del gruppo con un rialzo di quasi il 10%, da 2,1 a 2,3 euro. Stessa sorte per la Pirelli, che controlla l’80% della holding Olimpia (che detiene il 18% di Telecom oggetto dell’offerta), i cui titoli hanno guadagnato il 9,5% a 0,90 euro.
La reazione del mercato è stato l’elemento più importante, perché ha fornito la dimensione dello «sparigliamento» delle carte in tavola. Se fino a ieri la Pirelli chiedeva per la sua quota in Olimpia una valutazione fuori mercato vicina ai 3 euro, da adesso tale stima non è più «fuori mercato», è nero su bianco nell’offerta dei due operatori americani. Ed è pure nelle corde di Piazza Affari, che ha già ridotto il premio dal 40 al 30 per cento.
A dire il vero lo scenario di una Telecom in mano agli americani non incontra molto credito. Nessuno lo dice apertamente, ma la banca d’affari Prudential ha ieri scritto, in un report, quello che pensano in molti: «Operazioni cross border di questo tipo non hanno mai avuto molto senso». Ed è stato frequente, negli ultimi anni, che le società di tlc statunitensi abbiamo fatto il percorso opposto, liquidando le partecipazioni nei mercati esteri piuttosto che incrementarle.
E in questo caso c’è da sottolineare che la strada scelta da At&t, con i messicani di America Movil (che però sembrano interessati solo a Tim Brasil), non pare un percorso di guerra: viceversa il gruppo Usa poteva comprare sul mercato una quota importante e poi trattare da una posizione di forza.
O lanciare direttamente un’Opa. Invece la scelta di passare da Pirelli sembra indicare l’intenzione di non voler andare contro il sistema. Ma viste le reazioni politiche e la freddezza delle banche italiane, questa strada sembra già da subito in salita. Ma a parte questi problemi, per i quali c’è un mese di tempo di trattativa in esclusiva, l’offerta esiste e tutti, da ieri, devono rifare i loro conti.
Tra questi c’è anche il gruppo Benetton, azionista di Olimpia al 20%. Il gruppo di Ponzano Veneto intende prendersi anch’esso il suo mese di tempo per vedere cosa succede. Ma una prima valutazione è nelle cose: se di fronte a una cordata di banche italiane Benetton sarebbe stato disponibile a restare come partner industriale, nell’ipotesi dell’arrivo degli americani l’inizio della dismissione partirebbe subito.
In altri termini, qualora l’offerta (che inizialmente riguarda il 66% di Olimpia) andasse avanti, anche i Benetton parteciperebbero da subito per la loro quota. Il che cambierebbe l’azionariato di Olimpia con At&t e America Movil al 33% ciascuna, Pirelli al 27,2% e Benetton al 6,8%. Almeno per un anno, fino alla scadenza dell’opzione con la quale gli americani potranno salire fino al 100% di Olimpia.
Intanto per Tronchetti quella di ieri è stata una giornata fitta nella sede milanese di Pirelli: è arrivato nel suo studio al numero 10 di via Negri alle 11.15, dove ad aspettarlo c’era Gerardo Braggiotti di Banca Leonardo, rimasto nella sede per quasi due ore e mezza. Tronchetti ha lasciato il suo ufficio alle 19.
Intenso anche il via vai di auto blu tra via Negri e l’adiacente Piazza Affari, sede di Telecom Italia.
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