Brebemi al veleno: mille operai a casa

Dopo il sequestro dei cantieri per il rischio inquinamento parte la cassa integrazione

Sotto l’asfalto i veleni. Sopra l’asfalto, gli operai in cassa integrazione. Sono gli effetti collaterali dell’inchiesta della Procura di Brescia che ha portato in carcere l’ex vicepresidente del consiglio regionale Franco Nicoli Cristiani, l’imprenditore Pierluca Locatelli e il responsabile dello staff Arpa Giuseppe Rotondaro, ed emersi dall’incontro che mercoledì sera si è tenuto all’assessorato alle Infrastrutture e mobilità della Regione. La sintesi è che un’opera ritenuta strategica - l’autostrada che collegherà Milano, Bergamo e Brescia - è stata frenata. E, soprattutto, che 926 lavoratori sono a casa, con una busta paga sensibilmente più leggera.
Durante l’incontro - al quale hanno partecipato l’assessore Raffaele Cattaneo, il presidente di Brebemi Francesco Bettoni e il direttore Duilio Allegrini, l’amministratore delegato di Cal (Concessioni autostradali lombarde) Antonio Rognoni - sono state valutate le conseguenze per il futuro del cantiere in seguito alle iniziative assunte dalla magistratura, che ha disposto il sequestro di 34 chilometri su 62 del progetto, più 40 di viabilità connessa. Innanzitutto, spiegano dal Pirellone, è stata condivisa la preoccupazione per la sorte dei 926 lavoratori messi in cassa integrazione a causa del sequestro, ed è stata auspicata una rapida ripresa dei lavori in modo da risolvere al più presto la difficiel situaizone degli operai interessati dal blocco dei lavori. «Siamo preoccupati per loro e le loro famiglie - commenta l’assessore Cattaneo -. Riteniamo che il rapido riavvio del cantiere sia la miglior garanzia della salvaguardia del lavoro di queste persone, che non devono pagare un prezzo per fatti su cui certamente non hanno responsabilità».
Inoltre, si è preso atto che il consorzio Bbm e Brebemi hanno presentato istanza di dissequestro al Tribunale del Riesame per la parte di 34 chilometri non interessate da lavorazioni effettuate dalla ditta Locatelli (che ha operato su meno di 7 chilometri di tracciato). A questo punto, non resta che attendere l’esito del ricorso, che dovrebbe arrivare entro la fine dell’anno. A breve, poi, verrà convocata una seduta dell’Osservatorio ambientale, che valuterà come intensificare i controlli per monitorare le possibili ricadute di eventuali inquinamenti sul territorio e sulla falda.
Tutti i partecipanti all’incontro hanno espresso massima fiducia nel lavoro della magistratura e l’auspicio che l’incidente probatorio, già richiesto, possa concludersi in tempi rapidi con l’accertamento dell’effettivo stato delle forniture. Nel contempo i lavori procedono sulle tratte non oggetto di sequestro e a breve inizieranno le opere di riqualificazione della tangenziale di Brescia: L’obiettivo, chiaramente, è che la conclusione di tutta la Brebemi possa ancora rispettare i tempi previsti, e che quindi l’apertura dell’autostrada sia confermata per il primo semestre del 2013. «A meno che la magistratura - insiste Cattaneo - non ci costringa a tenere il cantiere bloccato per un tempo indeterminato».
Due giorni fa, il direttore di Arpa Lombardia Enzo Lucchini ha cercato di smorzare le polemiche che hanno investito l’Agenzia dopo l’arresto di Rotondaro (che è accusato di fatto da tramite fra Locatellie e Nicoli Cristiani, e di aver intascato una tangente da 10mila euro), e la scoperta che sotto due cantieri BreBemi sarebbero stati sversati quintali e quintali di materiali altamente tossici.

«Come Arpa - ha spiegato Lucchini -, su Brebemi non abbiamo titolo per verificare i materiali da costruzione: è un cantiere, non un’area da bonificare, dunque il controllo tocca al costruttore attraverso il direttore dei lavori».

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