«Buche, servono 690 milioni per tre anni»

«ROMANELLE» Batelli dell’Acer: «Le strade sono vecchie, vanno rifatte completamente Basta interventi di superficie»

Roma capitale delle buche. Al punto che la Toyota ci porta i fuoristrada per collaudare le sospensioni. Il piano per la manutenzione stradale annunciato martedì dal sindaco Gianni Alemanno è di 68 milioni di euro. Tanti, ma anche pochi. Troppe volte finora le ditte sono ricorse alla «romanella», una secchiata di catrame e via. Occorrono invece interventi programmati, costosi. «Servono 230 milioni all’anno per tre anni per riportare le strade a livello accettabile - calcola Eugenio Batelli, presidente dei costruttori dell’Acer -. È l’ipotesi fatta da un nostro studio per riportare le strade a un livello decente, tale da richiedere solo una manutenzione ordinaria».
Ma a Roma, Batelli, le abbiamo mai avute strade decenti?
«Sono problematiche di vecchia data, ma negli ultimi dieci anni il degrado è salito vertiginosamente».
Si calcola che i lavori di manutenzione stradale rappresentano il 34 per cento dell’ammontare degli appalti pubblici. Insomma, la buca è un business di prim’ordine.
«Quello delle strade è un patrimonio pubblico enorme. Servono soldi».
Secondo taluni calcoli, però, il margine di redditività per le imprese è del 15-18, anche 20 per cento. Un record coi tempi che corrono.
«Sono cifre importanti, però da collegare al sistema dell’offerta al massimo ribasso che vige oggi negli appalti pubblici. Un ribasso che specie nell’ultimo anno ha raggiunto livelli notevoli. A volte del 58 per cento».
Non c’è da meravigliarsi, allora, se poi i lavori sono quelli che sono.
«Sicuramente un ribasso del genere è un’anomalia, non c’è più utile. Le aziende serie non lo fanno, le altre risparmiano su tutto: mano d’opera, qualità del lavoro. Da anni col Comune di Roma lottiamo per reprimere questa situazione».
Eppure per riparare una buca a regola d’arte, con fresa, fiamma ossidrica, catrame bollente e brecciolino, basterebbero 15 minuti.
«A Roma c’è anche il traffico, bisogna fare tutto di corsa. Però il problema di fondo è un altro. In buona parte a Roma le strade risalgono a 40-50 anni fa, ora vanno rifatte completamente. Va rifatto da capo il conglomerato bituminoso a vari strati, più fini man mano che si sale in superficie. È un’ossatura che più di 50 anni non dura. Se non la risistemiamo, si deteriora».
E si formano le buche?
«Esattamente. Se le risorse sono esigue, e ci si limita a rifare il tappetino in superficie, è chiaro che dura poco».
Fra fare e rifare, non si spende di più che a fare bene?
«Indubbiamente. Noi abbiamo calcolato che servono 230 milioni per tre anni per rifare le strade come si deve. Poi basta la normale manutenzione, che costerebbe anche meno di oggi».
Il Comune però è in grado di spendere circa 100 milioni all’anno, per gli altri il sindaco chiede aiuto allo Stato.
«Quella delle buche a Roma è una priorità, un intervento straordinario dello Stato non è più rinviabile».
Tanti cittadini lamentano che dopo avere riparato una condotta, le imprese di Italgas, Acea eccetera, poi lasciano lo scavo scoperto, passano i mesi...


«Non è possibile che Acea o Italgas debbano rimettere a posto la superficie stradale, che è proprietà del Comune. Ci deve pensare il Comune, che poi addebita le spese all’azienda. Una volta si faceva così».
E alla fine lo scavo non lo ricopre nessuno?
«Esatto».

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