«Buenos Aires invivibile ormai è ridotta a ghetto»

Sarà che è a due passi dalla stazione. E dalla Centrale, prima o poi, gli immigrati ci passano tutti. Quel che è certo è che corso Buenos Aires - l’area commerciale più ampia d’Italia - gli stranieri li ha attratti con il miraggio degli affari, della ricchezza, del cosiddetto «soldo facile». E le cose sono andate bene fino a tutti gli anni ’60, quando Milano l’immigrazione l’ha assorbita tranquillamente. Poi, con gli arrivi “selvaggi” di stranieri da qualunque parte del mondo, la situazione è degenerata.
«Paradossalmente i problemi più grandi, in questa zona, li abbiamo nelle aree più centrali. Strade come via Panfilo Castaldi, via Domenico Scarlatti, via Felice Casati, via Lecco o via Lazzaretto sono ormai esclusivo dominio di attività commerciali straniere. Sono negozi di e per stranieri, uno accanto all’altro. Gli immigrati, anziché spargersi sul territorio, hanno preferito così, convinti che l’unione fa la forza. Purtroppo, invece, il risultato è che queste strade si desertificano: i milanesi, gli italiani in genere, non ci vanno. Né a passeggio né a fare acquisti. Questi stranieri si sono autoghettizzati».
Pietro Viola (An) da dieci anni è presidente del consiglio di Zona 3, un’area che conta 150mila abitanti e che, dalla stazione Centrale e dalla zona di corso Buenos Aires, si estende fino al Parco Lambro, da viale Abruzzi a Cascina Gobba, da via Palmanova a via Rubattino e all’Ortica. Un consiglio di zona che è anche un grande osservatorio. Perché i residenti telefonano al loro presidente, chiedono interventi ma anche consigli, segnalano situazioni critiche. Da parte sua Viola e tutti i consiglieri si sono messi a disposizione dei loro cittadini, li hanno ascoltati. Ieri sera, ad esempio, all’assessorato al Commercio, sono stati loro, quelli di zona 3, a indire il primo tavolo cittadino con gli ambulanti di un mercato, quello che si tiene il martedì e il sabato in via Benedetto Marcello. Un tavolo che, se funzionasse, farebbe da pilota per tutti gli altri 95 mercati di Milano.


«Ci sono 200 bancarelle: gli ambulanti ne vorrebbero 400, mentre i residenti vorrebbero veder vaporizzato l’intero mercato. Noi cercheremo di far quadrare il cerchio. E di far installare i compattatori: è una promessa» conclude Viola.

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